In questi giorni la situazione del Kazakistan sta peggiorando e degenerando sempre più velocemente per svariati motivi. Le proteste si sono inasprite e il governo sta attuando misure estreme per contrastare questa crisi. Cosa ha a che fare tutto ciò con le cosiddette “balene” e con la crisi del mercato delle cripto valute come Bitcoin?

Rivolte in Kazakistan: cosa succede?
Il costo del metano arrivato a livelli altissimi è la causa principale delle attuali proteste da parte del popolo kazako, in quanto ha causato non pochi problemi alla popolazione. I cittadini infatti utilizzano per la maggior parte parte macchine a GPL. Il gas metano è poi la fonte energetica primaria per le abitazione. Le manifestazioni da parte dei cittadini, in un primo momento pacifiche, si sono trasformate in violente rivolte nei giorni tra il 5 e il 6 gennaio.
Il prezzo del GPL, attualmente raddoppiato, è solo l’ultimo dei rincari che i cittadini hanno subito. Solamente nel corso degli ultimi due anni, i prezzi dei generi alimentari sono lievitati e il costo del metano è già al terzo rincaro. Il popolo, stanco e arrabbiato, durante queste rivolte è arrivato a occupare, e successivamente a incendiare, l’ufficio dell’amministrazione di Almaty. Alcuni manifestanti hanno inoltre sottratto delle armi da fuoco alle forze dell’ordine locali .
Tutto questo va a sommarsi alla, tutt’altro che rosea, situazione del Kazakistan, dove è in corso un grave deficit economico e una crisi generale delle banche. La parte peggiore però, è senz’altro la crisi democratica. Nel Paese è attualmente in vigore un regime autoritario. In seguito alle rivolte degli scorsi giorni il governatore ha dato l’ordine ai militari di sparare senza preavviso sulla folla manifestante.

la connessione con Bitcoin
Il Kazakistan è, subito dopo gli Stati Uniti, il secondo Paese più importante per il mining delle cripto valute, principalmente di Bitcoin ed Ethereum. Perché questo Paese è responsabile di più del 18% dell’estrazione di Bitcoin? La risposta è piuttosto semplice. Il mining richiede il consumo di una grande quantità di energia elettrica, che in Kazakistan costa pochissimo, inoltre non ci sono attualmente regolamentazioni o restrizioni particolari. Questi sono i motivi principali per la nascita di più di 88.000 società di mining, alcune delle quali lavorano clandestinamente non volendo pagare le tasse.
Le società clandestine avranno vita breve perché il governo ha stabilito che non devono più essere tollerate. Il regime kazako è la causa del gravissimo problema che ha portato all’improvviso calo di più dell’8% di Bitcoin: per evitare che i cittadini potessero filmare, fotografare e mostrare al mondo ciò che sta accadendo, le autorità hanno deciso di staccare la connessione ad internet. In questo modo le società sono ferme, non possono in alcun modo continuare la loro attività di ricerca e scoperta di codici delle cripto valute e il prezzo di Bitcoin è crollato al di sotto dei 43.000 dollari.

Le balene sono in fuga?
In gergo vengono soprannominate “balene” quelle persone, fisiche o giuridiche, con capitali talmente ingenti da avere il controllo su grosse fette di proprietà di queste monete virtuali. Grazie a questi enormi movimenti, hanno il potere di far scendere o salire il valore di queste cripto valute. Dopo l’arresto dell’attività in Kazakistan e il crollo del prezzo, come si sono dunque comportati questi pezzi grossi?

La risposta è piuttosto semplice: hanno semplicemente deciso di approfittare della situazione per comprare più cripto valute come appunto i colossi Bitcoin ed Ethereum. In questo modo quando il valore salirà, il loro guadagno sarà nettamente più importante. Sembrerebbe quindi essere un ottimo momento per investire, nonostante sia sempre un rischio, come qualunque speculazione finanziaria. Sfortunatamente, a causa anche dei forti rincari sulla corrente elettrica e delle drammatiche circostanze, è al momento difficile stabilire come si riprenderà la situazione.