Il Cristianesimo è la religione con più credenti – attorno al 33% del totale. Tuttavia, nonostante il successo e la diffusione raggiunta dal Medioevo in poi, gli inizi sono stati difficili, a causa delle persecuzioni. Il cambiamento decisivo avvenne quando il Cristianesimo divenne religione di Stato nell’Impero Romano. I martirii cessarono e il Cristianesimo potè imporsi.
Origini del cristianesimo
L’anno zero segnò l’inizio della storia cristiana, perché un tale Gesù di Nazareth nacque nella città palestinese di Betlemme. Il suo messaggio era umile e dolce; l’amore per il prossimo, l’uguaglianza tra gli uomini, la promessa di vita eterna. Questo non fece altro che risvegliare il concetto di dignità umana nelle classi più povere della società, come contadini, artigiani e operai, ormai schiacciati dal potere dell’aristocrazia e dal dualismo schiavo-padrone.
Gesù si riteneva figlio di Dio. Più avanti gli venne affiliato l’appellativo di Cristo (nome che deriva dalla parola ebraica referita al Messia). I gruppi sociali più umili abbracciarono da subito la nuova dottrina perchè indirizzata principalmente a loro, intravedendo cosi un barlume di luce nell’oscurità. Tra il 30 e il 33 d.C. Gesù predicò con forza il suo culto anche grazie alla cerchia stretta di persone che si era creata intorno a lui, gli apostoli. I seguaci di Gesù promossero in lungo e in largo l’umile messaggio del vangelo.
Nell’anno 33 d.C. il messaggero di Dio venne crocifisso nell’odierna città santa di Gerusalemme durante il mandato dell’imperatore Tiberio. Il giovane Gesù era diventato troppo scomodo per la religione ebraica e la cultura romana. In primis, in quanto il credo ebraico non riconosceva in lui il vero messia e in secundis i nobili romani temevano di perdere la loro autorità. Da quel giorno la croce divenne il simbolo del cristianesimo. Ma le prediche di Cristo non si fermarono. Tra il 44 d.C. e il 64 d.C. i viaggi dell’apostolo Paolo di Tarso diffusero il cristianesimo nel mondo romanizzato in Asia minore e nell’Europa mediterranea.

Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Poiché non c’è autorità se non da Dio. Chi si oppone all’autorità si oppone a dio
Paolo di tarso ai romani
Le persecuzioni dei cristiani
Stanco dell’espansione della religione cristiana, che rischiava di far crollare la società romana, Nerone (secondo il quale i cristiani attiravano l’ira degli dei) crocifisse Paolo e instaurò una politica di persecuzione cristiana (vedi il nostro articolo su Nerone).Pratica che sarebbe continuata in seguito anche sotto i regni di Domiziano, Traiano e Marco Aurelio. I cristiani dovettero quindi ritirarsi in luoghi sotterranei e segreti per perseguire il loro culto e pregare Dio. A prova di ciò molti simbolismi sono stati ritrovati nelle catacombe dove i cristiani si riunivano solitamente a praticare. Come il pesce, la croce o l’ancora. Tutti simboli che richiamano profondamente la fede cristiana.

Una razza di poltroni, gente solitaria che evita la luce del giorno.
Minucio Felice sui cristiani
I romani erano ben conosciuti per essere una civiltà tollerante nei confronti delle altre religioni, permettendo cioè che chiunque fosse libero di praticare il culto che desiderava. Quindi perchè i romani perseguitarono i cristiani? Principalmente ciò avvenne per motivi politici. I cristiani erano uno Stato dentro lo Stato e seguivano solamente il proprio statuto. Monoteisti e intolleranti verso le altre religioni, avevano leggi proprie, rifiutavano la leva militare e non onoravano l’imperatore come un dio.
Il cristianesimo come religione di stato
Il contesto del III secolo d.C. mostrava un impero troppo vasto da difendere, una diminuzione costante della popolazione a causa di guerra e peste e una conseguente difficoltà nel trovare schiavi per coltivare le campagne. Una minore produzione in larga scala provocò l’aumento dei costi e un’inarrestabile crisi economica. La religione cristiana, da qui in poi, divenì incontrollabile. La diffusione mondiale del cristianesimo nel mondo antico coincise perfettamente con l’entrata in crisi del glorioso impero romano.
Nel 313 d.C. l’Editto di Milano promosso dall’imperatore Costantino sancì la libertà di culto per i cristiani fino ad allora perseguitati ed etichettati come il male. Il paganesimo era in crisi quando Costantino salì al potere. Lui stesso, prima di sposare completamente il cristianesimo credeva nel Dio Sole, uno dei tanti dei pagani. Sposava dunque il concetto di vita, morte e rinascita. In realtà la regione di Gesù stava già prendendo piede prima di Costantino. L’imperatore Galerio, già nel 311 d.C., stanco e sfinito dalla propaganda cristiana, depose le armi e lasciò che il cristianesimo si propagasse senza ulteriori intralci. Il fatto è che il culto era arrivato fino alle più alte sfere politiche romane. La questione filosofica del padre che genera il figlio interessò i più alti studiosi della società romana portandoli ad abbracciare la dottrina. I maestri poi, attivi come tutori nelle grandi abitazioni dei senatori, influenzarono inevitabilmente anche l’aristocrazia.
Fu Teodosio infine con l’Editto di Tessalonica del 380 d.C. a sconfiggere definitivamente il paganesimo e a proclamare il cristianesimo religione di stato. Teodosio chiuse i templi pagani, e vietò i sacrifici in tutto l’impero, pena la morte.
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