I quotidiani di servizio riescono a sorprendersi per le scoperte dell’acqua calda. La qualità dell’informazione si misura anche su questo fronte. Dunque il primo grande scoop riguarda l’incremento dei telespettatori. Carramba che sorpresa! Gli italiani agli arresti domiciliari, nell’impossibilità di uscire, con il terrorismo di Stato che invita anche ad evitare rapporti sessuali, cosa avrebbero dovuto fare? Considerando, per di più, che la lettura di libri non rientra tra le attività preferite abitualmente.
Dunque gli italiani rinchiusi a casa hanno guardato la tv. Più del solito, più di quando uscivano tutti i giorni per andare a lavorare, di quando si incontravano con gli amici, di quando frequentavano fidanzati e amanti, di quando giocavano a calcetto o andavano al cinema. Sì, davvero un grande scoop. E poi c’è la seconda sorpresa per il grande giornalismo italiano: nonostante l’aumento dei telespettatori, la pubblicità è calata, anzi crollata. Del tutto ovvio, almeno in Italia: se calano i consumi le aziende non hanno interesse a pubblicizzare dei prodotti che nessuno compra.
In realtà non dovrebbe essere proprio così. La pubblicità, se ci si crede, dovrebbe favorire un incremento degli acquisti, dei consumi. Ma per le aziende, in Italia, la promozione rappresenta solo un costo. Non un investimento. Si spende solo se c’è la sicurezza di un ritorno della spesa. Se no si preferisce tagliare, ridurre. Meno pubblicità, meno vendite, meno dipendenti. È anche vero che la qualità della pubblicità è precipitata a livelli imbarazzanti. Spot brutti, banali, tutti simili, privi di idee, di intuizioni, di proposte. Tutti alla ricerca del politicamente corretto che ha ormai superato i livelli di sopportabilità. Ma non bisogna dirlo ai giornalisti dei quotidiani di servizio: loro credono di aver trovato una notizia sorprendente..