Ads, che certifica la diffusione dei giornali italiani, ha pubblicato i dati relativi ad aprile. Comprensivi delle copie cartacee e di quelle digitali. Al primo posto si colloca, e non è una novità, il Corriere della Sera. La novità è che, sull’onda della guerra in Ucraina, cresce. Certo, il confronto è con l’aprile dello scorso anno, tra arresti domiciliari di massa per la disastrosa gestione del Covid e un Paese scoraggiato e scarsamente interessato. Però il quotidiano di Via Solferino cresce. Dell’1%. Che potrebbe sembrare pochissimo. Ed è pochissimo. Ma è un risultato ottimo, considerando gli altri giornali.
Perché, tra tutti i principali quotidiani, ad aumentare le vendite solo soltanto la Gazzetta dello Sport (quasi il 43% in più) e La Verità (oltre il 26% di incremento). Per la Gazzetta l’analisi è facile: un campionato di calcio più combattuto, gli stadi riaperti. Ma è facile anche la spiegazione per il successo de La Verità: il quotidiano è andato ad intercettare i lettori persi dagli altri giornali teoricamente di centrodestra e che si sono allineati alla disinformazione di regime. Agli 8mila lettori in più conquistati da La Verità corrispondono 8mila lettori persi dal Giornale (-18,48%). Mentre Libero, sotto la brillante guida di Sallusti, non compare neppure tra i primi 20 quotidiani. Nettamente superato da testate come Il Gazzettino, Dolomiten, Messaggero Veneto, Eco di Bergamo, Unione Sarda.
Esaltante anche la performance dei principali quotidiani del gruppo che fa capo ad Elkann/De Benedetti. Repubblica perde quasi il 16%, La Stampa più del 10% ed il Secolo XIX quasi il 13%. Evidentemente la linea editoriale del gruppo sta affascinando i lettori.
Ma i dati confermano una situazione drammatica per i giornali italiani. Una situazione che non è migliorata con il passaggio sempre più evidente al digitale. Le copie vendute continuano a calare, sempre più velocemente. E la risposta? Giornali fotocopia con giornalisti che belano di fronte al potere. Non più il controllo di ciò che il potere racconta bensì una acritica riproposizione del verbo del Ministero della Verità. Con l’aggiunta degli attacchi contro chiunque non si allinei al coro. Con l’irrisione nei confronti dei dissidenti. Con gli insulti riservati a chi non accetta di essere parte del Ministero della Verità.
Peccato che questi maledetti lettori non si adeguino. Che rifiutino l’informazione di regime. Non si accontentano delle definizioni di fake news per tutto ciò che non è approvato dal Ministero della Verità. Bisognerà imporre una tassa a chi non compra i giornali di regime. Nel frattempo la rivoluzione prosegue: l’Ordine dei giornalisti aggiungerà “e delle giornaliste”. Così le vendite aumenteranno di sicuro. In attesa di imporre l’uso dell’asterisco e della schwa per essere inclusivi. Senza lettori, ma inclusivi.