Forse il risparmio ad ogni costo non rappresenta la strategia vincente. Se ne sta accorgendo Urbano Cairo che vede le sue testate giornalistiche in pesante flessione.
Le rilevazioni relative alla diffusione del maggio scorso (copie cartacee più quelle digitali) indicano per il Corriere della Sera di Cairo una flessione dell’11,15% rispetto al maggio dello scorso anno. Con il Corriere che resta il primo quotidiano italiano ma scende al di sotto delle 300mila copie complessive. Al secondo posto si conferma Repubblica che perde oltre il 2% e si avvicina pericolosamente a quota 200mila.
Quota ormai abbondantemente superata, in discesa, dal Sole 24 Ore che, in un anno, ha lasciato sul campo il 7,3% delle copie cartacee e digitali.
Ma ha fatto ancora peggio l’altra grande testata di Cairo, la Gazzetta dello Sport che ha perso il 17% della propria diffusione. Un disastro che, in questi giorni, potrebbe essere mitigato dall’acquisto di Ronaldo. Ci spera la Gazzetta ma anche le altre testate sportive come Corriere dello sport (-15,17% in un anno) e Tuttosport (-16,36%).
Ma ci spera anche la Stampa di Torino che dedica pagine su pagine al campione portoghese dopo aver perso l’8,22% di copie rispetto al maggio 2017.
Il calo, però, è pressoché generale, con flessioni più o meno consistenti a seconda delle testate ma anche dei territori.
Così il Qn cede il 6,97% nella versione Resto del carlino, il 7,35% come La Nazione e il 3,25% come testata Il Giorno.
Perdono il 6% anche Messaggero e Giornale.
Ci sono però alcune testate in controtendenza. Poche, in realtà. Cresce del 2,46% L’Avvenire e si rafforzano Il Gazzettino (+3,12%) e Il Fatto Quotidiano (+2,98%).
I dati di Ads, elaborati da Prima Comunicazione, dimostrano dunque che non è impossibile pubblicare quotidiani che si vendano, che continuino ad attirare lettori. Con scelte chiare, anche se diverse.
L’Avvenire è il quotidiano cattolico, il Fatto Quotidiano è sempre stato schierato contro il vecchio sistema di potere, il Gazzettino punta sulla territorialità. Ma qualsiasi sia la scelta, occorre che sia sostenuta dalla qualità. Ed anche nel giornalismo la qualità non si ottiene con i tagli e con i risparmi.
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