Una triste notizia.
Un sabato carico di stanchezza.
Mi paralizzano sempre certe notizie.
Mi paralizza la stanchezza.
Nessuna parola mi sembra adeguata.
Apro uno dei miei libretti quello “Dal dolore al bene”.
Faccio pescare un numero
Il 3 mi parla
“Ascolta le tue ferite
Puoi pensare che sia più facile soffocare una pena o evitarla.
Ma alla fine le tue emozioni riemergeranno,
il dolore esigerà la tua attenzione”
Penso mi riguardi, ma non ci bado più di tanto.
Nasce d’istinto il desiderio di Ortensia.
Ho deciso di prenderne una all’anno. E sono alla numero 3.
Le adoro.
Il mattino ha un nuovo orizzonte.
Parto.
Nel rettilineo lascio alla mia destra
Un’auto addobbata di fiori per un matrimonio.
Un’auto storica grigio metallizzato.
Tutte ferme al mio passaggio.
Originale coincidenza.
Entro nel vivaio.
L’Ortensia, tra tutte, mi chiama: è bianca, pura e nobile come una regina e così la battezzo: the Queen.
Intanto una canzone di Lauzi mi dice che “ Onda su onda il naufragio mi dà la felicità che tu non mi dai”.
E sono alla Ortensia numero 4.
E quelle calle gialle?
Un’altra canzone, questa volta di Giorgio Conte, ha qualcosa da dirmi:
“Stringimi forte e abbracciami, prima che scada il tempo”
E allora abbracciamoci.
E quel basilico che sa di spaghetti al pesto d’estate è irresistibile.
Fatto.
Però.
Decido.
Devo fermarmi perché altrimenti comprerei tutto.
Ma al vivaio la giornata è cambiata, un po’ come, o quasi come, quella volta in cui mi hai mandato, in messaggio , il tuo bacio.
E tra poco mi sa che piove.
Bene per le piante.
Tanto qualcuno, da poco, mi ha ricordato “Singing in the Rain”.