Si è trattato sicuramente di un vile attentato di Forza Nuova o di qualche altra organizzazione analoga. Mentre l’organizzazione del Salone del libro, con sprezzo del pericolo e fluida volontà (“maschia” è un termine vietato), vigilava sul cibo da distribuire esclusivamente agli eroici combattenti dell’informazione di regime e del pensiero unico obbligatorio, qualche sabotare infiltrato boicottava la presentazione di Riccardo Falcinelli.
Il grande designer, creatore di famose copertine di libri, si è ritrovato senza microfono e senza telecomando per la presentazione delle slides. Non si può certo credere a una disattenzione dell’organizzazione. Dunque si è trattato di un vergognoso attentato squadrista. Brillantemente risolto in poco più di un quarto d’ora. I colpevoli, però, non sono stati assicurati alla giustizia dell’Anpi.
Numerosi stand, al Salone, sono caratterizzati dalla scritta “alternativa”. Ma alternativa a cosa? A chi? Le case editrici che si definiscono alternative sono quelle perfettamente allineate al pensiero unico obbligatorio. Il massimo della trasgressione è la scelta di nomi fintamente provocatori, da ragazzini di terza media. Quanto ai contenuti, è la sagra del politicamente corretto. Tutti schierati dalla stessa parte, però “alternativi”. E pronti ad indignarsi per la presenza, in tutto il Salone, di ben due stand che alternativi lo sono davvero ma che, proprio per questo, non han bisogno di dichiararlo.
Da eliminare, ovviamente. Perché i finti alternativi non tollerano la concorrenza. Non la tollerano nelle presentazioni, non la tollerano in libreria e neppure intorno a un tavolo coperto di vettovaglie riservate a chi si dimostra fedela alla linea.
E se ne fregano se cresce l’insofferenza verso una gestione del Salone che fa acqua da tutte le parti.