Se Enrico Letta avesse davvero voglia di vincere le elezioni del 25 settembre non si preoccuperebbe di come giustificare la presenza contemporanea, nella sua ammucchiata, di Giggino vinavil e Calenda, di Gelmini e Fratoianni, di Brunetta e Bonelli. Chiederebbe, invece, ai direttori delle testate giornalistiche gauchiste (più dell’80% del totale) di intervistare quotidianamente Guido Crosetto. Ogni volta che il cofondatore di Fdi parla, il suo partito frena nella crescita. Tanto da far pensare che la Trimurti del centrodestra utilizzi proprio Crosetto per evitare di vincere per distacco, preferendo coinvolgere anche il centrosinistra nella gestione del disastro lasciato da Sua Mediocrità e dal governo dei Migliori.
Così Crosetto ha iniziato il suo compito di frenatore invitando, di fatto, i reduci del Msi a cambiare aria, a trovarsi un nuovo partito di riferimento. Troppo nostalgici, troppo neofascisti. Fuori! Poi ha fatto trapelare un progetto, reso pubblico dall’Avvenire, per obbligare i giovani ad accettare qualsiasi lavoro, anche sottopagato e per nulla coerente con gli studi fatti e con la preparazione individuale. Con la minaccia di ritorsioni anche nei confronti delle famiglie.
Poteva bastare? Certo che sì, ma non a Crosetto. Che, non a caso, ha chiesto il sostegno della sinistra per affrontare in tranquillità un autunno che si prospetta pessimo per le famiglie italiane. Un aiuto per individuare le soluzioni migliori per risolvere i problemi degli italiani? Macché, un aiuto per la repressione della rabbia e del dissenso considerati inevitabili.
Inevitabili perché Crosetto dà per scontato che si debba proseguire con le politiche demenziali per far felici le multinazionali statunitensi. Bisogna pagare il gas a cifre folli – tanto sono i sudditi a pagare – non perché manchi, ma perché il padrone di Washington ha ordinato di applicare le sanzioni contro la Russia. Bisogna convivere con l’inflazione alle stelle per far proseguire la guerra sino al penultimo ucraino (l’ultimo, Zelensky, dovrà essere tutelato). Bisognerà affrontare eventualmente una crisi commerciale con la Cina perché una pazza provocatrice ha voluto prendere per i fondelli i cinesi. Bisognerà accettare senza protestare una possibile ulteriore carenza di semiconduttori, per le inevitabili ritorsioni di Pechino contro Taipei, perché a Washington si è deciso così.
Magari bisognerebbe spiegare invece a Crosetto che Marene, il suo paese, è in provincia di Cuneo e non si trova in qualche Stato nordamericano. Che si vota per il parlamento italiano, non per il congresso Usa. E che iniziare la campagna elettorale pensando già a come reprimere il dissenso di un gregge stremato per il servilismo atlantista non è proprio incoraggiante.
1 commento
Sempre Grande giornalista Grandi .
Articoli ineccepibili purtroppo letti e capiti ancora da troppo pochi anche del cdx !