Eccovi alcune curiosità riguardo a Nerone, il quinto imperatore di Roma che deve la sua fama soprattutto alla propria cattiveria. Nato il 37 d.C. a Roma, guidò la Città Eterna dal 54 al 68 d.C., sino a morire suicida a 30 anni.

Curiosità su Nerone, stravaganza e violenza
Nerone ed i suoi innumerevoli volti, Agrippina e Seneca
Appartenente alla dinastia giulio-claudia, Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico – nato ad Anzio con il nome di Lucio Domizio Enobarbo – regnò per ben 14 anni. Mise fine alla sua dinastia morendo suicida, impartendo l’ordine di ucciderlo ad un servo. A Nerone vengono attribuiti soprattutto fatti negativi ma, durante i primi anni del suo operato, quando il giovane regnava sulla Capitale a fianco della madre Agrippina e Seneca, l’Impero Romano gli riconobbe anche dei meriti. Il periodo “felice” della storia di Nerone vide, infatti, l’imperatore particolarmente favorevole al popolo di cui si conquistò le simpatie per un breve periodo.
Tiranno o semplice imperatore?
Sebbene nell’immaginario comune Nerone sia un tiranno capace di ignobili gesta, secondo gli storici moderni il suo comportamento fu al pari di quello di altri sovrani autoritari; né pazzo né crudele, dunque. Certo, si sbarazzò della madre Agrippina, del filosofo stoico Seneca e delle prime due mogli Poppea e Ottavia facendoli uccidere ma, ad esempio, il grande incendio di Roma non avvenne per mano sua. Secondo alcune fonti, l’imperatore soffriva di psicosi paranoiche che, accentuandosi, lo avrebbero spinto a dedicarsi a musica ed arte tra le mura dei propri palazzi.
Errori di traduzione
Per parecchio tempo si è attribuito all’imperatore il fatto di essere miope; da uno scritto di Plinio il Vecchio sembrava, infatti, che l’imperatore usasse uno smeraldo per vedere più nitidamente i gladiatori impegnati a combattere. Recentemente, però, è stato svelato l’equivoco: lo scrittore latino infatti avrebbe riportato nei suoi scritti che Nerone utilizzava lo smeraldo per ripararsi dal sole e dai riflessi di luce. Una sorta di antichissima lente solare, quindi!
Olympia e le competizioni sportive
L’imperatore romano era un grande appassionato di giochi olimpici ellenici, tanto che nel 67 d.C. partecipò alle stesse competizioni, tenutesi ad Olympia. I giochi a cui l’imperatore partecipò – e vinse, talvolta barando – furono svariati: dalla gara delle quadrighe coi puledri, al concorso degli araldi , alle prove per citaredi e tragedi. Si narra, però, che durante queste competizioni i nemici cercassero di “favorire” la sua vittoria, preoccupati di cadere vittima della sua furia omicida. La passione di Nerone per le Olimpiadi fu tale da spingerlo a creare dei giochi sportivi anche per Roma: i “Neronia“.

Una vita sentimentale intricata: non solo mogli
Le relazioni amorose che caratterizzarono la vita di Nerone diedero spesso luogo a vere e proprie tragedie. Il primo matrimonio ad “aprire le fila” agli altri fu quello con la cugina di secondo grado Claudia Ottavia, matrimonio incestuoso fortemente voluto da Agrippina, che impediva però a Nerone di sposare l’amante Poppea. A seguito dell’esilio della cugina e dopo aver comandato la sua morte, Nerone poté unirsi a Poppea. Poco dopo però, l’imperatore fece uccidere anche la seconda moglie, con l’obiettivo di unirsi ad una terza donna, Statilia Messalina, di cui si sa ben poco.
A quanto sembra, Nerone si unì anche a due uomini, coi quali si sposò. Il primo marito fu Sporo, ex schiavo che fece castrare e a cui ordinò di vestirsi da donna (Nerone era convinto che il ragazzo fosse la reincarnazione della moglie Poppea) e travestirsi, sostanzialmente, da imperatrice. Il secondo marito fu un altro ex-schiavo: Pitagora; in questo caso, ad assumere il ruolo della moglie fu lo stesso Nerone, che in occasione delle nozze indossò anche un velo da sposa.
Tra mito e realtà: il desiderio di maternità
Secondo un’antica leggenda romanda, Nerone avrebbe nutrito l’ossessione di rimanere incinto e crescere un figlio nel proprio grembo. Con l’idea di riuscire a realizzare il proprio desiderio ad ogni costo, l’imperatore si rivolse a tutti i medici di corte minacciandoli di ucciderli se non fossero riusciti a soddisfarlo.
Impauriti, i medici studiarono per lui una specifica pozione (un cocktail di sostanze soporifere con un girino all’interno) che fecero bere all’imperatore. “Partorita” la rana, Nerone la fece sfilare per Roma su una carrozza regale seguita da 15 aristocratici ma, raggiunti i pressi del Tevere, la rana scappò via, divenendo responsabile del toponimo del luogo in cui oggi si erge la Basilica di San Giovanni in Laterano. “Laterano” deriverebbe, pare, da “latitans rana” cioè “rana che scappa.
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