Lo scontro tra Davide Casaleggio ed i poltronisti 5 Stelle non è una banale questione economica legata alla piattaforma Rousseau. Questa è la versione di comodo fatta circolare da chi cerca un alibi per rompere con il proprio passato. In realtà si sta consumando l’inevitabile uccisione metaforica del padre, anche se tecnicamente si uccide il figlio Davide per troncare i legami con il defunto Gianroberto.
Tutto non solo legittimo, ma doveroso. Il Movimento deve crescere e per farlo deve diventare autonomo, deve pensare da solo, deve diventare adulto, deve liberarsi dei condizionamenti inevitabili nel rapporto psicologico con il fondatore.
Però diventare adulti non significa uccidere il padre per ridursi a dipendere da un padrone. Se poi il padrone è il Pd di Enrico Letta, allora si scade nel ridicolo. Rinunciare alle idee per approdare nel mondo delle “non idee” di Giuseppe Conte non è sicuramente il massimo. Non è diventare adulti ma diventare stupidi.

Perché è legittimo cambiare idea. Si può persino passare dal terzomondismo di Alessandro Di Battista al servilismo nei confronti degli Stati Uniti di Giggino Di Maio. Si può decidere di avere i salotti della gauche caviar come riferimento culturale ed economico. Si possono dimenticare le periferie e collocare in queste aree tutti i nuovi schiavi fatti arrivare per creare l’esercito industriale di riserva in grado di annientare i diritti dei lavoratori italiani. Si può decidere che il degrado delle periferie è buono e giusto, che le violenze ai danni dei più deboli siano una dimostrazione di riscatto sociale dei nuovi arrivati.
Si può decidere che la scuola va distrutta e che l’ignoranza è un valore assoluto, così non si creano imbarazzi in sottosegretari che non conoscono la geografia, in ministri che non conoscono l’aritmetica. Si può decidere di distruggere l’economia italiana per fare un favore ai nuovi padroni americani e del Pd.
Però non si può far crollare tutto questo castello di menzogne e di ipocrisie dimostrando che l’unico obiettivo reale è ottenere un mutamento delle regole in modo da poter restare incollati alle poltrone anche dopo la fine del secondo mandato. La poltrona è il nuovo simbolo: da 5 Stelle a 5 Poltrone. Meglio 5mila poltrone. A costo di ingoiare non solo rospi ma interi buoi per accordarsi con il Pd anche a livello locale.

Cosa resta del movimento di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo? Assolutamente nulla. Perché anche Grillo sembra un sosia invecchiato ed imbolsito del capopopolo di pochi anni orsono. Un capocomico in disarmo, preoccupato esclusivamente di non dover dire ai suoi discepoli: “Bambole, non c’è una poltrona..”.