Che il vintage sia tornato di moda è ormai sotto gli occhi di tutti. Scelta etica di sostenibilità per un’ economia circolare o voglia di avere qualche pezzo unico e originale a buon prezzo? Qualsiasi sia la vostra necessità Etsy, Vinted, Vestiaire Collective e molti altri marketplace offrono un servizio impeccabile: rapidità, trasparenza e controllo qualità.
Cos’è e dove nasce il vintage
E’ generalmente considerato vintage quell’insieme di capi che sono stati prodotti tra gli anni ’30 e gli anni ’90 del XX secolo. Tutto quello che viene dopo è detto second hand. I primi ad iniziare una tradizione che ritroviamo anche oggi, quella dei mercatini dell’usato, sono i giovani negli anni ’50. Stanchi del grigiore e della desolazione della guerra, vogliono riappropriarsi di colore e vitalità. Nascono le prime sub-culture giovanili, caratterizzate, tra le altre cose, dall’abbigliamento. La parola d’ordine è creatività. Sono poi gli hippie, negli anni ’60, ad accelerare la tendenza del vintage. Famosi anticonformisti e anticonsumisti, si vestono di abiti già usati. Questo anche per sottolineare, dal punto di vista estetico, il loro rifiuto nei confronti delle case di moda del lusso, appannaggio delle persone abbienti. E per scegliere deliberatamente cosa indossare, senza dover sottostare ai dettami della moda imposti dalle maison.
Il primo negozio vintage è a New York. La sua fondatrice una donna, Harriet Love. E’ il 1965. Il successo è enorme, tanto che lo stesso New York Times le dedica un articolo. Ma il vintage, come lo conosciamo noi, ossia come tendenza, nasce negli anni ’90 e si sviluppa pienamente negli anni 2000. Vestire vintage non è più un simbolo di ribellione, ma cura del dettaglio, ricerca di un proprio stile, amore per tessuti e metodi di produzione passati. Oggi la tendenza incontra la sostenibilità: “Buy less, Buy better (quality)“. Allo stesso tempo si indossano capi usati anche per testimoniare il proprio dissenso nei confronti del fast fashion e dei danni ambientali smisurati che ha prodotto. Lo dimostrano i dati: boom di download delle piattaforme di second hand come Etsy, ma anche nei negozi fisici, che cominciano a proliferare.

Etsy, Depop e molti altri: ecco dove comprare e vendere vintage e second hand
Le piattaforme e le app ad oggi disponibili sono moltissime. Qui una lista delle più utilizzate e più curate, in termini di facilità d’uso, fruibilità e tutela del compratore.
Etsy: e-commerce americano fondato nel 2005, il cui intento è creare un luogo virtuale in cui vendere oggetti di fattura artigianale o vintage. Ogni annuncio postato costa 20 centesimi e la piattaforma trattiene il 3,5% sulle vendite.

Vinted: il nome è parlante. E’ la piattaforma per eccellenza per chi desidera acquistare capi vintage, ma è anche vasta la selezione di quelli di seconda mano. Le commissioni sono nulle, tutto il ricavato va infatti al venditore, che riceve l’importo solo nel momento in cui l’acquirente conferma di aver ricevuto il prodotto nelle condizioni indicate nella descrizione dello stesso. La spedizione è anche molto economica, circa 0.99 centesimi nella maggior parte dei casi, ma il prodotto viene recapitato nel punto di raccolta più vicino alla propria abitazione.
Depop: è una startup di Londra su cui si può vendere e (ri)vendere ogni tipo di oggetto, ma vi si trovano principalmente abiti. Oltre ai privati sono presenti molti negozi (soprattutto vintage) che fanno della loro pagina personale una vetrina. Funziona come un social network, con follow e like. Per vendere e acquistare è necessario possedere un conto Paypal. Il venditore può decidere se pagare le spese di spedizione o se addebitarle al cliente, ma è possibile anche consegnare a mano.
Vintag: anche in questo caso l’ambito di pertinenza della piattaforma è chiaro. Qui si trovano quasi esclusivamente capi vintage, quindi risalenti perlomeno agli anni ’90, ma anche pezzi di antiquariato e arte. Se l’acquirente nutre dei dubbi sull’originalità di un prodotto può ricorrere al team di supporto del sito che fa consulenza gratuitamente.
Vestiaire Collective: marketplace dedicato al second hand di lusso. Offre la possibilità, ad un prezzo modico, di garanzia dell’originalità del prodotto acquistato. Per i venditori le commissioni sono leggermente più alte della media, ma la qualità del servizio è assicurata. Unica pecca risultano forse i tempi di spedizione, leggermente dilatati in quanto il prodotto può essere spedito fino a 7 giorni dall’acquisto alla casa madre, dove ne verrà certificata l’originalità e le condizioni e poi, una volta ricevuto il lasciapassare degli esperti, potrà essere recapitato all’acquirente.
Perché comprare vintage
- L’ambiente (e anche il portafoglio) ringraziano: i prezzi sono, in genere, quelli del fast fashion, se non in molti casi inferiori, ma ovviamente acquistare vintage significa appropriarsi di pezzi che probabilmente sarebbero andati distrutti e non contribuire al consumismo sfrenato delle catene.
- Ogni capo è unico, una volta che ne sarai entrato in possesso molto difficilmente ne troverai altri in giro!
- Fare ricerca aiuta a definire il proprio stile. Ebbene si, anche quando ci sembra di essere originali e alla moda, se ci guardiamo intorno notiamo che i nostri capi, specie se acquistati nelle catene (Zara, H&M, Pull&Bear, Straduvarius etc.) sono spesso indossati da altre persone. Che noia! Nel vintage e nel second hand, in cui si è obbligati a cercare con meticolosità per trovare il capo perfetto della nostra taglia, riusciamo a soffermarci meglio su ciò che realmente ci interessa e che rispecchia quello che veramente vogliamo comunicare.
- La qualità dei materiali dei capi è maggiore rispetto a quella odierna. Sarà difficile trovare giacche e pantaloni degli anni ’70 in poliestere o poliuretano, come nella stragrande maggioranza dei casi oggi (a meno che non si acquisti dai brand di lusso, ma a quel punto i prezzi lievitano). Le etichette riportano felici composizioni in lana, cotone, seta e cashmere puri, anche tela dei jeans è più rigida e non cede dopo pochi lavaggi. Tutto è fatto per durare, senza stagionalità.
