Dopo la convention di Fratelli d’Italia a Milano (convention, all’americana ovviamente) almeno nessuno potrà accusare Giorgia Meloni di non essere stata chiara. Il suo è un partito conservatore, al servizio degli interessi atlantici, che ignora buona parte del territorio italiano colpevole di essere montano. Un partito che considera antistorici i rituali con cui qualcuno si ostina a commemorare i ragazzi assassinati negli anni di piombo; un partito schierato dalla parte dei padroni e non dei lavoratori (ma questo lo aveva già ampiamente chiarito Lollobrigida in tutti i suoi interventi televisivi).
D’altronde il modello di partito conservatore era quello della Thatcher che proprio non è passata alla storia come paladina dei lavoratori. E poi l’importante è chiarire le proprie posizioni. Meloni punta, legittimamente, al governo. E non da una posizione di debolezza, di minoranza. Legge i sondaggi e si gode l’indicazione che la vede alla guida del primo partito della coalizione e, nella maggior parte delle rilevazioni, anche del primo partito italiano (beh, italiano forse è eccessivo, meglio primo partito atlantista).
Dunque si appresta a governare, a guidare il Paese, a sostituire il maggiordomo di Biden a Palazzo Chigi. E per tranquillizzare i padroni di Washington organizza una convention in perfetto stile yankee. Chissà, magari se l’è fatta organizzare proprio dai conservatori statunitensi.
Ed è sincera, Meloni, quando assicura che il suo è un partito di navigatori pronti a salpare e ad affrontare le tempeste. Navigatori che restano sempre a galla, buttando a mare la zavorra di un passato che ha consentito di arrivare sino a qui ma che oggi non serve più. Il potere è cinico, non può essere condizionato dai sentimentalismi. Si possono abbandonare i compagni di strada, si possono rinnegare le dichiarazioni del passato. L’obiettivo è uno solo: il governo! Non esistono amici, non esistono padri e madri.
Però, poi, Meloni è costretta a mentire. A mentire spudoratamente quando sostiene: “Noi siamo pronti!”. Questo proprio no. La qualità della classe dirigente è imbarazzante. I disastri quotidiani nella gestione di Regioni e Comuni sono la dimostrazione più evidente che il partito di Giorgia Meloni non è pronto. La rinuncia ad incidere sulla cultura, la rinuncia ad occuparsi del territorio alpino ed appenninico sono segnali evidenti dei ritardi nella preparazione dei quadri dirigenti. “Salpare, navigare”, anche le parole utilizzate sono indicative della scelta di Meloni.
Che è una scelta molto meno banale di quanto possa sembrare. Meloni sceglie il Mare, la talassocrazia che non è più quella delle Repubbliche Marinare ma è quella statunitense. Contro la tellurocrazia incarnata dalla vecchia Europa francotedesca ed anche russa. Ovviamente al circolo della Garbatella non se ne saranno accorti, ma i padroni di Washington sicuramente sì.
L’unico problema, a questo punto, è il nome del partito. Non basta eliminare la fiamma dal simbolo, occorre un passo in più: da Fratelli d’Italia a Nipoti dello Zio Sam.