Maledette telecamere, maledetti registratori. Un ministro, magari cognato del presidente del consiglio, non può sparare idiozie a vanvera che, subito, c’è qualcuno che pubblica le sue parole sui social, sui giornali, in TV. Fai campagna elettorale promettendo blocchi navali davanti alle coste nordafricane – blocchi semplicemente impossibili da realizzare, ma la propaganda politica è il regno dell’irrealtà – e poi racconti di essere impegnato a realizzare un piano per far arrivare mezzo milione di immigrati in un anno. Poi fai retromarcia e li spalmi in 5 anni. Per finire a smentire la preparazione del piano appena annunciato.
Qualche gigantesco problema di comunicazione è evidente in questa destra fluida di governo. E non solo tra i parenti acquisiti di lady Garbatella. Anche Piantedosi non è proprio a suo agio nei rapporti con i media. In realtà non ha detto nulla di strano. Semplici ovvietà che, assicura, sono state decontestualizzate. Vero, ma evidentemente non è ancora riuscito a capire che la comunicazione del governo è talmente fallimentare da ritrovarsi con quasi tutti i media impegnati a cercare ogni pretesto pur di attaccare un esecutivo che fa di tutto per essere criticato. E la fuga degli addetti stampa di alcuni ministri conferma le difficoltà nei rapporti con tutto ciò che è comunicazione.
Troppo impegnato, il cognato ministro, ad annunciare ed a smentirsi, per poter far notare la stranezza del viaggio del peschereccio affondato davanti alle coste calabresi. Un viaggio che non è iniziato in Tunisia o in Libia, di fronte alle coste italiane. Ma che è partito dalla lontana Smirne, in Turchia. Per poi costeggiare la Grecia, vicinissima eppure ignorata, e proseguire passando accanto a Cipro e Malta. Tutti Paesi dell’Unione europea, tutti accuratamente evitati pur di raggiungere l’Italia.
Farsi qualche domanda? Perché solo l’Italia? Perché qui le regole esistono solo per gli italiani? Perché i soldi negati agli italiani sono destinati ai clandestini? Perché è un Paese colabrodo in cui si può arrivare e transitare senza difficoltà per poi, magari, spostarsi verso il resto d’Europa? Ed è vero che ogni migrante ha pagato agli scafisti una cifra con cui, in qualsiasi Paese in via di sviluppo, avrebbe vissuto benissimo per due o tre anni?
Senza dimenticare la falsa coscienza di chi finge di disperarsi per le condizioni di vita nei Paesi di origine di questi migranti dimenticando, però, che sono stati gli atlantisti a distruggere l’Iraq con la guerra per le inesistenti armi chimiche; che sono stati gli atlantisti, compresi gli italiani, ad imporre sanzioni all’Iran colpendo le popolazioni; che sono gli atlantisti a cercare di strangolare la Siria.
Quanto al cognato ministro, ora minaccia di utilizzare i migranti come arma di ricatto nei confronti dei giovani e meno giovani italiani che vorrebbero essere pagati decentemente per i lavori che fanno. Lui, il cognato, risponde perfettamente ai timori di Marx sulla creazione di un esercito industriale di riserva per distruggere i diritti sociali dei lavoratori. Solo che sta finendo l’industria italiana e le professionalità di cui ha bisogno l’economia italiana per crescere non sono quelle degli schiavi arrivati clandestinamente. Ma neppure quelle sognate dal cognato ministro. Chi ha professionalità, in Asia come in Africa, se le fa pagare in maniera adeguata. Dunque non in Italia.