Uno dei rari programmi divertenti nella programmazione estiva della Rai è Techetecheté. Una carrellata nel passato e negli archivi della Tv pubblica che prende i soldi dai sudditi tutto l’anno ma che in estate propina repliche su repliche.
Almeno il programma post tg offre spezzoni di una Rai migliore di quella odierna e di un’Italia che migliore lo era di sicuro. Anche sotto l’aspetto musicale.
Techetechetè sta riproponendo, e di conseguenza confrontando, le canzoni dei vari decenni. Ad esempio il 64 con il 74, l’84 e così via. E si scopre che le canzoni e gli interpreti degli Anni 60 sono ancora attuali. Che in un solo anno venivano sfornate decine di canzoni, italiane, di successo. Un successo che è durato negli anni a dimostrare che era vero, che le canzoni piacevano sul serio e non perché il battage mediatico le imponeva.
Morandi, Pavone, Bongusto accompagnavano l’estate sulle spiagge, nelle rotonde sul mare. Facile, erano gli anni del boom, del grande sogno italiano.
Al di là del fatto che il boom si stava già sgonfiando all’epoca di “Datemi un martello” o di “Non son degno di te”, le canzoni dell’estate erano numerose e di successo anche 10 anni più tardi, quando il 68 aveva lasciato spazio agli inizi degli anni di piombo e Riccardo Cocciante proponeva Bella senz’anima.
E persino 20 anni dopo, quando Gianna Nannini portava in trionfo Fotoromanza.
Ma nel 64 era iniziata anche la fortunata stagione di Un disco per l’estate, quando St.Vincent faceva concorrenza estiva all’invernale Festival di Sanremo.
Ora esistono ancora tormentoni estivi. Pochi, bruciati in una sola stagione, come le magliette taroccate che reggono due mesi al posto delle giacche d’un tempo che duravano una vita. E i tormentoni odierni quasi sempre stranieri, con passaggi obbligati in tutte le radio. Appunto, passaggi obbligati decisi dalle case discografiche. Mentre il jukebox era il massimo della democrazia musicale. Ciascuno pagava per ascoltare la musica preferita invece di ascoltare gratis, per radio, quella imposta.
Non c’è più il Disco per l’estate, St.Vincent non è più la Riviera delle Alpi ma un paese in disarmo in attesa della morte del Casino da tempo in crisi. Lo Stato biscazziere ha portato al fallimento del Casino di Campione mentre la sala da Giochi valdostana sopravvive solo grazie a continue e massicce iniezioni di denaro pubblico.
Al posto delle canzoni per l’estate può ispirare soltanto una marcia funebre.