Una conferenza di pace senza la presenza di una delle due parti? No, grazie. Andres Manuel Lopez Obrador, presidente messicano, ha declinato l’invito a partecipare al vertice programmato in Arabia Saudita. E affinché non ci fossero dubbi, ha precisato che se all’incontro venisse invitata anche la Russia, allora sarebbe ben lieto di intervenire.
Il segnale di Amlo, come viene chiamato il presidente messicano, è interessante non nello specifico – poiché questi incontri a senso unico difficilmente portano a risultati concreti – ma come monito allo schieramento atlantista. E, soprattutto, allo scomodo vicino di casa. Perché gli Stati Uniti saranno ovviamente presenti in Arabia. Quegli Stati Uniti che non nascondono l’irritazione per la crescente insofferenza nei loro confronti da parte del Messico.
Perché con il Messico devono fare affari in ambito economico, ma poi se lo ritrovano a guidare il fronte dei latinoamericani insieme al Brasile. E il fronte latino ha impedito agli europei di invitare prezzemolo Zelensky al vertice tra Unione europea e America latina. Ed ha impedito che venisse firmato un documento congiunto di condanna della Russia.
Ma a Washington sono anche molto infastiditi per la crescente penetrazione dello spagnolo come lingua alternativa in un numero sempre maggiore di stati dell’Unione. Perché persino i woke più ottusi riescono a comprendere che una lingua veicola anche un pensiero. E il pensiero latinoamericano è diverso da quello dei radical chic della Costa Orientale.
Ovviamente la Spagna sanchista non è in grado di approfittarne perché ideologicamente differente. Mentre l’Italia crosettiana non è neppure in grado di comprendere il cambiamento. Perché Biden non si è ancora degnato di spiegarlo ai maggiordomi italiani.