I pazzi di Washington alzano il tiro: anche la Cina viene inserita nella lista dei Paesi che rappresentano un pericolo nucleare per gli Stati Uniti e, di conseguenza, per il mondo intero nella visione unilaterale di Biden e complici. Ovviamente l’atteggiamento nordamericano ha conseguenze rischiose per l’intero pianeta. Da un lato rafforza il multilateralismo anti statunitense e l’asse tra Pechino e Mosca. Ma spingendo Putin in un abbraccio pericoloso con Xi Jinping porta la Russia in zona di collisione con alleati storici di Mosca che vedevano in Putin una sorta di tutelata contro le mire espansionistiche della Cina.
Si stanno delineando, dunque, nuovi rapporti in Asia. A partire dal Vietnam. Hanoi ha rapporti consolidati con Mosca proprio in funzione anti cinese. Ma l’avvicinamento tra Putin e Xi preoccupa i vietnamiti. Che potrebbero essere spinti a rivedere le alleanze, avvicinandosi ulteriormente agli Usa – nonostante i lunghi anni di guerra – e creando una nuova area di tensione.
In fondo è lo stesso gioco pericoloso che la Russia sta conducendo con India e Pakistan. Islamabad e Nuova Delhi hanno contrasti profondi e non sono irrilevanti neppure i contrasti tra India e Cina. Interessi nazionali nel secondo caso, anche religiosi nel primo. Però la follia statunitense spinge ad accordi insoliti e oscillanti, anche perché non legati ad aspetti ideologici.
Lo si vede anche nel conflitto in Nagorno Karabak tra Armenia ed Azerbaigian. La Russia aveva sempre appoggiato l’Armenia mentre la Turchia sosteneva gli azeri. Ma i nuovi equilibri, ed i nuovi interessi, hanno spinto Mosca a stringere accordi con l’Azerbaigian, anche a costo di sacrificare la lunga amicizia con l’Armenia. Una situazione che potrebbe obbligare le parti a raggiungere un accordo di pace, ma che potrebbe vedere anche Usa ed Unione Europea intervenire a sostegno degli armeni. Anche a costo di scontrarsi con la Turchia che fa parte della Nato. E favorendo, in questo modo, una nuova alleanza tra Mosca, Ankara e Teheran.