“Libertà M’hai fregato bene E coi testi di me stesso eccomi qua, E con la scusa della crisi e del consumo Qui ci amministrano le nascite ed il fumo”. “Unisci il tuo grido di libertà, comincia uomo a lottar”.. “Ora sai cosa chiedere al sole e alla tempesta, stanare il mostro dalla foresta, vivere in libertà”. “La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”. Stefano Rosso, La Compagnia dell’Anello, Fabrizio Marzi, Giorgio Gaber: destra, sinistra, con un pizzico di anarchia, ma tutti impegnati a cantare la libertà.

Che magari era interpretata in modo differente. Ma sempre di libertà si trattava. Di affrontare le strade d’Europa o di far mattina in un’osteria fuori porta. E non c’era neppure bisogno di arrivare alla musica militante. “Libertà, risali a ieri, Ma ricordo a malapena Che eri tutti i miei pensieri, Il mio pranzo e la mia cena”, bastava Claudio Baglioni. E Califano “Canto e suono la mia libertà. Se sono triste canto piano, se sono in forma suono forte, Così affronto la mia sorte”.
Una libertà che si conquistava a Valle Giulia, con i ragazzi di Avanguardia e Caravella a guidare quelli che sarebbero diventati i nemici dei mesi successivi. Che si difendeva marciando contro la guerra del Vietnam. O, più semplicemente, scontrandosi ogni giorno con i genitori per conquistare la libertà di uscire la sera.

Dove sono finiti gli aspiranti rivoluzionari di allora? A guidare gli sgherri di Conte contro gli italiani che osano abbracciare figli e nipoti? Oppure si sono salvati, sono rimasti giovani dentro e sfidano i dittatorelli andando a guardare i cantieri anche negli orari vietati da Boccia?
In ogni caso le canzoni di libertà sono state cancellate per lasciar spazio ai lamenti per la sanità. Per la salute a rischio, per la paura di morire, per il terrore dei contagi. I ragazzi frignano per il diritto di tornare a studiare, i benpensanti strillano perché i bambini degli sci club salgono affiancati in seggiovia (ma se il benpensante va in aereo non si fa problemi di stare ore a fianco di uno sconosciuto).
Dal sogno della rivoluzione all’illusione della vita eterna. Una vita triste, rinchiusa, isolata. Senza amore, senza passione. Guai ad ipotizzare una manifestazione di protesta. Irresponsabili, sciacalli, folli. Più o meno gli stessi insulti riservati a chi protestava alla fine degli Anni 60. Qualcosa però è cambiato: “libertà” è diventata una parola impronunciabile, con connotazione estremamente negativa. Vietato utilizzarla, vietato sognarla.

Libertà
Come sei invecchiata
Quando passi non ti riconosco più
Libertà come sei cambiata
Quasi quasi penso che non eri tu.