Giggino ha finalmente avuto il suo momento di gloria. Sergei Lavrov, il potentissimo ed abilissimo ministro degli esteri russo, si è accorto dell’esistenza del ministro italiano. Ed ha persino sprecato qualche secondo per umiliarlo a livello mondiale. Certo, un complimento sarebbe stato meglio. Anche una feroce critica per qualche presa di posizione non condivisa. Invece Giggino è stato preso in giro perché ha dimostrato di non aver ancora capito quale sia la funzione della diplomazia.
Bisogna capirlo, povero giovane. Si è ritrovato a fare il ministro senza aver fatto niente di male. Dallo stadio alla Farnesina: mica facile. Però ha già imparato molto. I suoi critici erano pronti a scommettere che, per raggiungere la capitale ucraina, sarebbe arrivato a Chievo. Invece è riuscito ad atterrare a Kiev. Già un bel risultato. D’altronde Brunetta, un altro che fa il ministro per sbaglio (lo sbaglio di chi lo ha eletto), ha assicurato che Giggino è uno studente meraviglioso. È vero che bisognerebbe studiare ed imparare prima di fare il ministro e non durante, però questo è il Paese di Pulcinella, mica uno stato serio.
Ed è normale che Giggino non sappia che la diplomazia serve per affrontare i problemi e per provare a superare le tensioni. Lui, il ministro degli esteri italiano, è consapevole di non contare assolutamente nulla. Di non avere voce in capitolo. Di essere uno dei tanti portavoce dell’amministrazione Biden. Dunque il suo ruolo non è andare a metter pace laddove ci sono gli scontri. No, Giggino – come dice Lavrov – arriva quando una soluzione è stata trovata dagli altri ed è il momento di mettersi a tavola per festeggiare con cibi esotici ed ottimo champagne. Magari imparerà da Berlusconi a raccontare qualche barzelletta per divertire i seriosi ministri degli altri Paesi.
E poi non è l’unico a fare figure di palta. Josep Borrell, formalmente il ministro degli esteri della inesistente Unione Europea, ha brillantemente spiegato su Twitter gli effetti delle durissime sanzioni contro Mosca: “Niente più shopping a Milano, feste a Saint Tropez, diamanti ad Anversa”. Poteva aggiungere niente più import/export di escort ed avrebbe completato il quadro delle misure che avrebbero dovuto evitare un intervento armato dei russi contro l’Ucraina.
È evidente che, sino a quando la politica estera sarà affidata a Giggino o Borrell, Lavrov non avrà molto da temere. Forse dovrà preoccuparsi che, dopo gli eventuali accordi stipulati con chi conta davvero, a tavola arrivi anche Giggino e si abbuffi di caviale, di ostriche. Trovando un po’ dure le lumache poiché nessuno gli ha spiegato come toglierle dalla conchiglia. E minacciando ritorsioni contro chi oserà proporgli la raclette.