Il New York Exchange, la più grande borsa valori del mondo, per la prima volta dopo 226 anni di storia ha alla guida finalmente una donna: Stacey Cunnigham.
La sua carriera è iniziata con uno stage nel 1994, in quel periodo le donne presenti a Wall Street erano solo 30 su 1300 uomini. Allora il bagno delle donne si trovava al settimo piano dell’edificio ed era stato ricavato da una cabina telefonica per Mauriel Siebert che per 10 anni fu l’unica donna membro del NYSE.
Le sfide che sta portando avanti Stacey Cunningham sono molteplici ma la più importante è l’adeguamento tecnologico del NYSE, la sua capacità a risolvere problemi complessi è incentrata su tre pilastri della sua formazione: la laurea ingegneristica, la piattaforma di trading e l’esperienza nell’ambito delle vendite e delle relazioni con i clienti.
Ogni giorno tante donne come Stacey si scontrano nel loro percorso di carriera in un universo tutto ancora maschilista.
La nomina della top manager del NYSE arriva in un momento delicato per Wall Street, cioè da quando il mondo della finanza è stato travolto dallo scalpore delle molestie sessuali che ha trovato appoggio nel movimento
Me Too, premiato dal Time come “Persona dell’anno 2017” e nato sulla scia dello scandalo Weinstein per contrastare le molestie e le violenze contro le donne.
Il settimanale statunitense Time ha voluto rendere omaggio a questo movimento di donne per aver messo in evidenza il cambiamento sociale più veloce che si sia visto negli ultimi decenni.
Me Too ha contribuito negli Stati Uniti con la Women’s March, a combattere comportamenti inappropriati a Hollywood e nei normali posti di lavoro.
Dallo scandalo Weinstein in poi le donne in pochi mesi hanno conquistato il centro del dibattito politico e il loro ingresso in incarichi dirigenziali.
La rappresentanza politica e la partecipazione femminile sono arrivate con una risposta dal basso con movimenti che sono scesi in piazza a partire della presidenza Trump.
Il movimento fa da amplificatore ad un onda mediatica che ha avuto riscontri e risposte da tutto il mondo e che ha costretto pochi giorni fa Weinstein a costituirsi alla polizia locale di Manhattan.
Poco dopo la sua resa Weinstein è stato portato in tribunale e davanti a un giudice gli sono stati formalizzati i capi d’imputazione: stupro aggravato di primo e terzo grado, abusi e atti sessuali di natura criminale. In questi mesi d’inchiesta ottanta donne hanno accusato Weinstein di abusi, anche star holliwoodiane del calibro di Angelina Jolie e Gwenth Paltrow, ma i due casi che la procura newyorkese ha deciso di portare avanti contro l’ex potentissimo capo della Miramax sono quello dell’attrice Lucia Evans e di un’altra donna non ancora pubblicamente identificata.
La notizia dell’arresto di Weinstein ha suscitato l’esaltazione sui social delle sue accusatrici più note come Asia Argento, Rose McGowan e Mira Sorvino che hanno condiviso la notizia e il video dell’arresto.
Il potente ex capo di Miramax ha pagato per il suo rilascio una cauzione di dieci milioni di dollari, l’avvocato del produttore in un’intervista fuori dal tribunale ai giornalisti ha specificato che Weinstein si dichiarerà innocente.
Se è vero che il produttore cinematografico eviterà il carcere è altrettanto vero che non potrà sottrarsi alla gogna pubblica mondiale che ha scatenato centinaia di reporters.
Questo è solo l’inizio di una lunga fila di processi volti a stabilire le reali responsabilità del produttore holliwoodiano che ha involontariamente provocato il riscatto e la ribellione delle donne al maschilismo imperante negli USA e nel mondo.