“La montagna non può essere la domenica della vita”; “Non si può essere ricchi e ignoranti per più di una generazione”. Due frasi estrapolate da Paolo Bersani ed Alessandro Monetti da “FuTurismo”, un libro di Michil Costa. Costa è un albergatore con hotel a Corvara (Val Badia) e vicino a Siena, per un totale di 180 dipendenti. Dunque un uomo che vive di turismo e di turisti. Ma che ritiene indispensabile cambiare radicalmente il modo di fare turismo, soprattutto sulle Alpi, come ha spiegato nell’intervista rilasciata ai due giornalisti del Dragone.

Un turismo più sostenibile, innanzitutto, pur nella consapevolezza che il turismo è strutturalmente insostenibile. Però è possibile migliorarlo, renderlo meno impattante. È possibile metter fine alla continua cementificazione, alla speculazione edilizia, per offrire invece più natura, più cultura, più dialogo tra albergatori ed ospiti. Scambio culturale e di esperienze invece di un’ossessiva ricerca di qualcosa da fare come se si fosse in un parco giochi da sfruttare 24 ore su 24.
È l’albegatore che deve scegliere i suoi ospiti, spiega Costa. Una provocazione, forse, ma è l’unico modo per creare un rapporto proficuo per entrambe le parti. Perché l’alternativa è proseguire con il mero sfruttamento economico. E se il rifiuto della montagna come “domenica della vita” è legato al concetto di parco giochi per turisti in fuga dalla città, il riferimento a ricchi ed ignoranti è dedicato a chi sfrutta le risorse della montagna per un profitto immediato, distruggendo tutto ciò che potrebbe rappresentare una attrattiva per il futuro.

Michil Costa, però, ha parlato di tutto questo in Val Maira, sulle montagne occitane del Piemonte. Una vallata che ha rinunciato agli impianti di risalita per puntare sulla natura, sull’utilizzo delle risorse naturali ma senza rovinare l’ambiente. Ed anche in Val Badia la tutela del patrimonio naturale sta diventando una priorità. Non così in altre località alpine dove conta solo il lucro immediato anche a costo di distruggere valloni incontaminati per costruire nuovi impianti di risalita e nuove piste da sci. E la conclusione di Costa, “lasciamo che le popolazioni si esprimano”, può creare non pochi problemi. Perché, con lo stesso criterio, nessuno potrà più lamentarsi se il Brasile distrugge la foresta amazzonica. È casa loro, i loro cittadini hanno votato per questi politici, dunque le popolazioni si sono espresse e si possono distruggere le foreste così come si possono distruggere i valloni alpini