Se Nicola Lagioia, direttore del Salone del libro di Torino, non si fosse rintanato alla lezione magistrale di Sgarbi, avrebbe potuto comprendere la differenza tra censura e dissenso ascoltando l’intervento di Alain de Benoist proprio nella stessa arena del Salone dove il giorno prima le amiche di Lagioia avevano impedito di parlare al ministro Rocella. Ieri, invece, il dissenso è emerso con intelligenza ed educazione. Quando il ministro Sangiuliano, in collegamento video, è intervenuto sottolineando le differenze di posizioni sulla guerra in Ucraina tra lui – ovviamente filo Zelensky – ed il filosofo francese che avrebbe voluto un’Europa con un ruolo da mediatrice. E la platea, con un flebile applauso istituzionale al ministro e con un’ovazione a de Benoist, ha chiarito perfettamente da che parte stava.
Gelando l’editore Giubilei che, sul palco, era il perfetto interprete dell’americanismo governativo annichilito dalle osservazioni intelligenti del filosofo (mentre l’assessore regionale riusciva nell’impresa di non sorridere soddisfatto). E l’applauso del pubblico ha infierito ulteriormente. Lo stesso applauso che ha accompagnato le osservazioni di de Benoist sulle responsabilità dell’Occidente, e soprattutto degli Stati Uniti, nella distruzione delle identità. Ovviamente al nuovo guru della cultura della destra atlantista poco importa del filosofo transalpino ed ancora meno delle opinioni della potenziale base elettorale.
Così come poco importa alla destra fluida di governo l’intervento artistico di Sgarbi, nonostante il ruolo da sottosegretario, o le posizioni di una destra libertaria in stile Giordano Bruno Guerri. Se proprio è necessario li si invita, ma l’importante è ignorare ciò che dicono. La lezione di de Benoist non sposterà di una virgola l’atteggiamento del governo, ma era fondamentale lo show per togliere la scena all’Ugl che, il giorno prima, aveva presentato un nuovo libro del filosofo dimostrando di essere molto più in sintonia.
Questo avrebbe dovuto capire Lagioia. Che il pensiero unico atlantista del governo può tranquillamente essere scardinato non dall’isteria di qualche ragazzotta maleducato ma da un applauso che premia un anziano filosofo molto più acuto dei giovani censori.
1 commento
Un’eccelsa illustrazione dell’identità ma anche con accenni sulla sua perdita da parte delle istituzioni europee.
Uno schiaffo all’assenza del sentimento pacifico che conferiva all Europa della CEE il suo valoroso spirito pacifico e dedizione ai suoi popoli