Vi faccio un esempio
Siamo in spiaggia libera, il pomeriggio che precede il Ferragosto.
Ore 14: arrivo e già mi risulta difficile trovare un angolino nel quale posizionarmi.
Sono circondata da trincee.
Giovani mai visti così attivi, armati di pale, scavano siti per i falò della notte.
Giovanotti scavano e ragazze modellano panchine dentro la trincea innaffiando la sabbia con bottiglie di acqua salata.
Soprassiedo sul fatto che mi risultano vietati i falò. Mi fanno simpatia.
Sembrano così convinti di quello che fanno!
Anche se un po’ irritata perché immagino di non trovare oggi la pace che cerco.
Mi colloco il più possibile defilata e lontana dal mare, esattamente dove vedo piantati dei cippi che sembrano delimitare perpendicolarmente la spiaggia tra due gruppi di lavoro.
Si sono presumibilmente divisi le aree, convenzionalmente pattuendo tra loro un confine.
Ore 16,00:arrivano tre giovanotti, tolgono i cippi e si mettono a scavare la loro trincea nel confine segnato dai dai due gruppi precedenti.
Insorge la ragazza del primo gruppo:
“ Siamo qui dalle 8 della mattina” In effetti la loro trincea è una ineguagliabile opera d’arte. “Qui non c’è posto! Siamo troppo vicini! Avete tolto la nostra delimitazione! Stasera siamo in 50. 3.000,00 euro di alcolici” (non comprendo l’argomentazione ma riferisco).
“Siamo anche noi in 50 stasera! Ci stiamo benissimo tutti! Non avete il diritto di impedirci di fare il nostro falò in una spiaggia libera! Rispondono gli altri.
Messaggeri dei due gruppi tentano reciprocamente di trovare un accordo, invano.
Musi lunghi e bofonchiamenti a destra… Gli stacanovisti delle 8 non accettano quello che ritengono un sopruso.
Risatine e menefreghismo a sinistra. Non accettano che gli altri si ritengano proprietari di una spiaggia libera.
Mi viene in mente la favola di Esopo della Cicala e della Formica. Solo che queste cicale non guardano in faccia a nessuno e scavano perché lo ritengono un loro diritto.
Esopo in effetti si era fermato prima della reazione delle Cicale.
“Hai cantato tutta l’Estate? Adesso balla!”.
Beh questi non vedevano l’ora.
Ma andiamo oltre.
Ore 18,00: Me ne vado a casa.
Penso che non sussistano certo le premesse per una notte serena di Ferragosto.
E continuo a prescindere sul fatto che mi risultavano vietati i Falò di ferragosto.
Quid iuris?
Mi sovviene quanto ascoltato in passato nelle aule Universitarie.
Circa la ragione della necessità del diritto.
Per farla breve nasce dalla incapacità degli uomini di regolare nel rispetto i reciproci rapporti.
Ce le vogliamo le norme e le sanzioni.
Vi ho fatto un esempio.
Però cantiamo pure con Cochi e Renato Porompompero però! Sempre utile riascoltarla.
Non sono tornata la mattina successiva.
Mi farebbe male al cuore vedere ciò che è rimasto sulla spiaggia.
1 commento
Basta lamentarsi.
ANCHE I GIOVANI HANNO I LORO DIRITTI E VOGLIONO VIVERE LA LORO ESTATE !!!
Presto dovranno affrontare la vita e impegnarsi per un futuro migliore
La giovinezza passa in fretta.