È possibile che già questa settimana la Russia arrivi al default. È la previsione di Vittorio De Pedys, docente universitario di Finanza, intervistato da Radio KulturaEuropa. E la disinformazione italiana di regime potrà finalmente gioire: il tiranno è in ginocchio, sconfitto. Esulterà anche il sempre più ridotto numero di lettori degli ex grossi quotidiani. Ma De Pedys mette in guardia dalla stupida soddisfazione italiota: “Quando non è chiaro chi pagherà le conseguenze di ogni cambiamento, è sufficiente guardarsi allo specchio per capire chi sarà a pagare”.
Già nei giorni scorsi il fondo statunitense BlackRock, il più grande del mondo, ha perso qualcosa come 17 miliardi di dollari in conseguenza delle sanzioni alla Russia. Peggio per loro? No, peggio per noi. Perché BlackRock possiede partecipazioni in tutte le principali società italiane. E le perdite del fondo Usa si ripercuoteranno, ad esempio, sui fondi pensione italiani. Ma gli italioti festeggeranno il default russo.
Tranquilli, la situazione è destinata a peggiorare. Innanzitutto perché una Russia in default non potrà rimborsare le obbligazioni nonostante le enormi riserve che possiede ma che sono state bloccate dai sanzionatori atlantisti. Dunque ci rimetteranno tutti i risparmiatori, non solo quelli che possiedono i titoli russi bensì, a cascata, anche tutti gli altri. Nessun problema: Draghi ed i media di regime hanno già spiegato che gli italiani devono fare sacrifici per tutelare la libertà degli americani di speculare, di distruggere l’economia italiana, di fregare riserve finanziarie agli Stati antipatici, di rubare ville e yacht ai ricchi di altri Paesi.
Ma chissenefrega, non abbiamo né ville né yacht. Vero, ma il democratico canadese Trudeau è già andato oltre, rubando i conti correnti di altri canadesi, per nulla ricchi, che avevano osato protestare contro una sua decisione. È la post democrazia, bellezza. Ed il continuo ricorso allo stato di emergenza in Italia non è altro che il contenitore per garantire al regime la possibilità di repressione senza controllo. Un regime che vieta lo sciopero degli autotrasportatori ma non interviene contro quelli che un ministro definisce come “truffatori” nel settore petrolifero.
Però De Pedys riporta l’attenzione sulla scena internazionale. Di fronte all’arroganza di Usa ed atlantisti, di fronte ad una finanza occidentale che viola tutte le regole e ruba le riserve di altri Paesi, perché mai India e Cina, oltre alla stessa Russia, dovrebbero continuare ad operare in dollari? Perché mai dovrebbero continuare a fidarsi di un sistema che si è rivelato truffaldino?
Nel momento in cui la finanza statunitense pare arrivare al massimo di potenza, costringendo la Russia al default, rischia di ottenere la più classica delle vittorie di Pirro (gli atlantisti ed i sostenitori della cancel culture possono rivolgersi a Wikipedia per qualche informazione su Pirro, che non era un calciatore), obbligando il resto del mondo a puntare su alternative che metteranno sempre più fuorigioco il dollaro. Non subito, perché occorrerà tempo. Ma se questo è il “secolo asiatico”, Cina e India hanno tempo.