In Irlanda, il primo di febbraio, si festeggia Santa Brigida. No. Non la Brigida di Svezia, patrona d’Europa. Brigida di Kildare che sembra essere figura storica, una badessa vissuta tra il V e il VI secolo. Considerata la patrona nazionale con San Patrizio…
Ma la storicità di questa Brigida si ferma qui. In scarne notizie cronachistiche di una vita che, per altro, sembra sia stata lunga e operosa.
Ma il culto ci riporta in un mondo molto più antico. E non facile da decifrare. Perché avvolto dalle nebbie dei miti celtici.

Brigid significa, in gaelico, la Luminosa. È una Divinità della Luce. Cui è consacrato il primo giorno di Febbraio. La festa di Imbolc, che cade quaranta giorni dopo il Solstizio. E contrassegna il momento in cui l’inverno declina, la luce si fa più intensa. Si preannuncia la Primavera.
Non a caso, secondo alcune fonti agiografiche, la Brigida cristiana veniva da famiglia di druidi. Ed il suo culto venne diffuso nelle Isole Britanniche prima, in Europa poi dalla dinastia dei Colomba e dei Colombano. Monaci cristiani, certo. Ma di antica stirpe druidica. Che portarono una fede diversa. Una tradizione che riassumeva l’antico sapere di quei sacerdoti, maghi, scienziati che ancora si riflettono nella figura del Mago Merlino dei Romanzi Cortesi.
Colomba e Colombano. Che sotto al saio portavano la spada. E sapevano usarla. E che diffusero quel monachesimo irlandese che tanto contribuì a salvare, nelle grandi biblioteche dei monasteri, la tradizione classica, in un’Europa continentale che le invasioni germaniche avevano messo a fuoco.
Brigida viaggiò con loro. Il suo culto si diffuse anche in Italia. Con la sua “strana” croce di giunchi. Una ruota solare.

Ma nei primi giorni di febbraio vi è un’altra figura femminile che si staglia in un Cielo di luce sempre più intensa. Santa Agata. La Santa Bambina. Veneratissima a Catania. Ma anche a Malta, San Marino. In Spagna. E nell’Oriente dell’Ortodossia. Senza dimenticare le molte chiese a lei dedicate anche in terra britannica…
Agata, ovvero la Buona. Vestita di Bianco e di Rosso. Al di là delle ricerche storiche, delle narrazioni di Jacopo da Varagine, una rappresentazione della Luce. Che sconfigge le tenebre invernali. E annuncia la rinascita della natura.
Della natura esteriore, certo . E di quella interiore, in una visione in cui materia e spirito non sono, o meglio non erano astrattamente separati.
Il ciclo dell’anno, con le sue feste, antiche e cristiane, è il ciclo della Luce.
Un ciclo cui presiedono figure femminili. Come Brigid. Come Agata.
Perché nella Donna, nella sua immagine si incarna la luce.
Torna, inevitabilmente, in mente Dante. La Trinità al femminile del II Canto dell’Inferno. Maria, Lucia, Beatrice… Il mistero della salvezza che si fonde coi quello della nascita. Perché, in Dante, la salvezza altro non è che la nuova nascita.

Sono in terrazza. È sera. L’aria non è più tanto fredda. Imbolc è trascorso da un paio di giorni. Il mezzo inverno è passato. Si avverte un fremito diverso. È un fremito antico. Eppure sempre nuovo. Tutto muta. E tutto ritorna. Il tempo si riavvolge su se stesso.
Noi ce ne rendiamo conto con estrema difficoltà… siamo troppo distratti. Troppo presi da altro.
Dall’appartamento vicino mi giunge l’eco del telegiornale… Consultazioni, partiti, pandemia… Voci. Una turba di voci. Che non comprendo. E non voglio ascoltare…
Meglio pensare a Brigid. O ad Agata. Mi sembrano, d’improvviso, molto più… reali.