Gennaio è lungo a passare. E assai lento. Se ti capitano, poi, domeniche fredde e piovose come questa …diventa interminabile. Per fortuna che ci sono i libri, altrimenti …sarebbe una noia mortale. Perché, come dice Leopardi, la noia è molto peggio del dolore. Il dolore ti fa sentire vivo. La noia ti sprofonda nella morte.
I libri. Certo, molti al mio posto avrebbero pensato ad altro. Allo smartphone, al tablet se giovani. Se miei coetanei – ovvero diversamente giovani – più che altro alla televisione.
Però, vedete …io la televisione non la guardo praticamente più. Dai tempi dei bollettini allucinati e allucinanti sulla pandemia, dei buffoni travestiti da virologi, di Barbara D’Urso che ci insegnava come lavarsi le mani ….la mia TV è diventata uno strano oggetto di arredamento. Inutile e spento. Tranne quando uno dei gatti zompa sul telecomando…
E quanto a tablet, smartphone e affini …beh io li uso quasi solo per leggere…e, quindi, altro non sono che moderni discendenti dei libri che affollano ogni armadio, ogni scaffale della mia casa.
Comunque, torniamo al tema. Leggere. Per passare il tempo. Senza uno scopo intellettuale. Senza cercare notizie, informazioni. Erudizione. Leggere perché è un piacere. Ti (mi) fa sentire bene. Scaccia il freddo dalle ossa. Non ti lascia mai avvertire un senso di solitudine.
Perfetto.
Già ….ma cosa leggere?
Confesso una mia (neppure tanto segreta) passione. In occasioni, o meglio in periodi come questi, io amo leggere …gialli. O meglio, Detective Story. Perché “gialli” implica una gamma vastissima di generi, spesso lontanissimi fra loro. Della maggioranza dei quali mi importa poco o nulla.
Mentre vado matto per le storie che hanno per protagonisti grandi detective. Quanto più possibile geniali…e, naturalmente, eccentrici. O pazzi.
Ed il mio prediletto è il, colossale, Nero Wolfe di Rex Stout. Che ho, negli anni, letto e riletto. Sì, proprio riletto, anche se potrà sembrarvi strano, perché, vi domanderete, se già conosci il colpevole, l’assassino, che gusto ci provi?
Ma, scusate…il duello fra Achille ed Ettore sappiamo tutti come va a finire. Però continua ad emozionare. E così i Promessi Sposi. Sappiamo tutti che alla fine, Renzo e Lucia, convolano a nozze. Eppure, il romanzo continuiamo a leggerlo.
Un grande romanzo, o più semplicemente un romanzo avvincente, appassionante, può, anzi deve essere riletto più volte. Indipendentemente dal tema. E non conta se si tratta di un, cosiddetto, “giallo”. L’importante è il piacere che può darti. E le sollecitazioni, intellettuali ed emotive, che riesce a trasmetterti.
Naturalmente molti romanzi di genere sono usa e getta. O poco più. Tant’è che sono perfetti d’estate. Sotto l’ombrellone. Ma ora siamo nel bel mezzo di un gelido inverno. E la lettura è altra cosa. E richiede ben altri libri.
Libri che dilettino, certo. Ma non mere divagazioni. La mente, in questa stagione, deve concentrarsi. Seguire dei percorsi logici. Sviluppare ragionamenti. Questo infonde un senso tutto particolare di…piacere. E riempie, e scalda, le fredde ore di vuoto. E di solitudine.
Le storie dei grandi detective sono dei perfetti compagni nella solitudine.
Il Poirot di Agatha Christie. Ellery Queen. Lo svagato Philo Vance di S.S. Van Dine. L’inquietante Monsieur Dupin creato dal genio di Edgar Allan Poe…e naturalmente, Sherlock Holmes. Anche se dovrei aggiungere Maigret. Perfetto soprattutto nei giorni di nebbia. Ma meriterebbe un discorso troppo lungo. Simenon …beh , è un’altra cosa.
Comunque, tra i geni che risolvono ogni caso, ogni crimine solo con il loro intelletto – le famose celluline grigie di Poirot – il mio preferito è sempre stato Nero Wolfe.
Amo il suo modo di condurre gli interrogatori nel suo studio, zeppo di libri, sempre restando fermo, nella vecchia casa di arenaria della 35° Strada Ovest. E di sguinzagliare il dinamico Archie Goodwin -assistente ed ironico Boswell di cotanto, moderno, dottor Johnson – a cercare la prova di verità che lui ha già scoperto. Appoggiandosi allo schienale della capace poltrona (l’unica che regga il suo peso ) di pelle rossa. Gli occhi chiusi. Spingendo le labbra avanti e indietro.
Nero Wolfe non è pura logica deduttiva come Sherlock Holmes e tanti suoi discendenti ….da Poirot a Ellery Queen. Associa al processo logico, dei balzi di intuizione. Delle vere e proprie folgorazioni. Leggete “La scatola rossa” o “La traccia del serpente” e non potrete non rendervene conto…
E poi ci sono le sue grandi, eccentriche passioni. Che coltiva senza (quasi) mai derogare ad orari ed abitudini.
La serra di orchidee, con il fido Theodore. I libri, che legge di continuo. Infastidito dal doversi interrompere per battibeccare con Archie, o con l’iroso ispettore Cramer, il sigaro sempre spento stretto fra i denti.
E, poi, la cucina. Il cibo. Preparato dal geniale Fritz Brenner. O da altri cuochi di eccellenza che entrano, per diversi motivi, nella trama dei romanzi. Con ricette di cui sembra di sentire il profumo. E financo il sapore in bocca. Le, famose “salsicce di mezzanotte”, che si legano a quel gioiello che è “Alta cucina”. Le omelette, il prosciutto cotto con la salsa di mirtilli…le frittelle per colazione. E l’immancabile birra.
Fuori è buio. E piove, uno stillicidio di gocce gelide. Quasi ghiacciate. Mio figlio dorme di già. Senza più albero e presepe la casa mi trasmette un… senso di vuoto. E allora….prendo un libro. E mi metto a leggere. Subito non mi sento più solo. E un senso di benessere mi compenetra.
Quale libro?
“Lunga vita al morto”.
Con Nero Wolfe, naturalmente.