“Anche oggi, Conte, esce dall’esecutivo domani”. Chi pensava ad un ritorno di Alessandro Di Battista alla politica partitica, per sostenere Conte contro “vinavil” Giggino, avrà avuto modo di ricredersi dopo le pesantissime dichiarazioni di Dibba nei confronti dell’ex premier e dei suoi ex compagni di strada. “Il Movimento – prosegue Di Battista – esprime a Draghi il proprio disagio, come se uno dei peggiori Presidenti del Consiglio della storia fosse un prete nel confessionale. Chissà, magari il Movimento uscirà dal governo dopo l’estate, quando i parlamentari avranno maturato la pensione. Magari uscirà dopo la finanziaria, momento d’oro per chi è alla ricerca di denari da trasformare in markette elettorali. O forse non uscirà mai”.
Il virus vinavil ha contagiato il Movimento allo stesso modo del minipartito messo in piedi da Giggino per avere un seggio anche al prossimo giro elettorale.
Però la situazione sta evolvendo in modo imprevedibile al di fuori dei partiti maggiori. Anche in rapporto alle relazioni con la Russia. Ha iniziato Orsini, sui social, con un attacco contro i maggiordomi guerrafondai, a partire da Sua Mediocrità Mario Draghi. E si è ritrovato con un commento di piena condivisione da parte di Dibba. Che, a sua volta, ha ottenuto non solo il plauso di Rizzo, ma anche l’invito a collaborare.
Lo stesso Rizzo è stato accusato da una parte dei suoi compagni comunisti di essere un deviazionista che cerca accordi addirittura con i fascisti. Oddio, per i contestatori anche il marxista Fusaro è ormai diventato fascista. E, come se non bastasse, Rizzo è contrario alla decrescita demografica. Dopo che, da anni, si scaglia contro la creazione dell’esercito industriale di riserva composto da migranti da sfruttare per ridurre i diritti sociali dei lavoratori italiani. E insiste a privilegiare i diritti sociali rispetto a quelli civili. Insomma, se non è il diavolo, poco ci manca.
Un’eventuale collaborazione con Dibba li trasformerebbe nel pericolo pubblico numero 1. E con l’aggiunta di Fusaro sarebbe anche peggio. Non atlantisti, non politicamente corretti, non adeguatamente servili nei confronti degli oligarchi occidentali. E Di Battista persino con un padre ex missino. Roba da creare un partito in grado di ottenere il voto anche di quella parte della destra che non ha accettato di buon grado le genuflessioni di fronte ai repubblicani statunitensi o il ruolo di portavoce di Confindustria da parte di qualcuno che si era fatto eleggere su ben altri programmi.
Una formazione che, pur con idee molto differenti, andrebbe a pescare nel bacino elettorale non troppo vasto di Paragone. D’altronde destra e sinistra, nei partiti italiani, non hanno più alcun senso.