La resa dei conti nei pentapoltronati passa dalla scomunica di Grillo da parte di Alessandro Di Battista. Durissimo Dibba che, per appesantire il colpo, è persino costretto a concedere l’onore delle armi a Conte. Sì, Conte, l’uomo dell’avvocato Alpa. E questo, Di Battista, dovrebbe saperlo. Però sorvola e va direttamente contro l’ex padre nobile, quel Beppe Grillo che ha distrutto il Movimento obbligandolo prima all’inciucio con il Pd e poi all’ammucchiata a sostegno di Sua Mediocrità.
Beppe Grillo che ha ignorato il plebiscito per Di Battista e ha preferito puntare su Giggino vinavil, un uomo per tutte le stagioni. Scelta vincente e di qualità, indubbiamente. Non a caso Giggino si presenta ora con il Pd dopo aver proclamato “Mai con il partito di Bibbiano”. Poi, però, Grillo ha ordinato di accordarsi con il Pd e Giggino ha dimenticato a tal punto Bibbiano da volersi candidare proprio con quel partito.
Di Battista assicura che ricomincerà a far politica partendo dal basso. Senza candidarsi alle politiche tra i pentapoltronati. Ma ha senso provare a rianimare un cadavere? Forse sarebbe più utile pensare a qualcosa di nuovo, senza tutti quei personaggi che hanno offerto una pessima immagine di se stessi. Senza gli ex ministri che, non potendo ricandidarsi, pensano a lanciare i propri compagni di vita.
D’altronde le posizioni di Di Battista sono poco compatibili con i comportamenti dei pentapoltronati che hanno prima sostenuto le scelte del Pd e poi persino le imposizioni di Sua Mediocrità. Dunque potrebbe pensare a una nuova realtà politica, trasversale. Recuperando parte della prateria dell’astensione ma anche parte della protesta che si sente delusa dalle classi dirigenti imbarazzanti di Lega e Fdi. Rilanciando quel populismo abbandonato dalle destre in nome del più stupido atlantismo servile.
Il proliferare di liste “contro”, sempre che riescano a raccogliere le firme per partecipare alle elezioni, dimostra che esiste una ampia area di malessere che, tuttavia, non riesce a coagularsi. Italia sovrana e popolare, Alternativa per l’Italia, Italexit, Vita. Ed altre ancora. Troppi leaderini che non vogliono accordarsi per non perdere la piccola visibilità individuale. Ma la frammentazione si trasforma in inutilità. Serve un federatore, qualcuno in grado di obbligare i leaderini a fare un passo indietro. Magari partendo dal basso, come assicura Dibba..