Di che colore è la cultura neomeloniana? Grigio, tendente al grigio, con qualche sfumatura di grigio. Un colore che ha spiazzato i chierici della disinformazione presenti ai proclamati “Stati generali” della cultura che non è più alternativa (pericolosi retaggi dei Campi Hobbit, da rimuovere dalla memoria collettiva) e non è più neanche di “destra” (retaggio ancora più antico di quel raduno torinese con i grandi nomi della cultura europea).
Così i poveri inviati degli ex grossi quotidiani hanno dovuto ripiegare sulla polemica relativa all’insufficienza delle quote rosa. Perché di fronte al grigiore culturale, era l’unico modo per ravvivare l’ambiente e soprattutto le cronache. Poco importa la qualità degli ospiti, conta solo che un terzo degli intervenuti sia donna e un terzo fluido. Non era neppure possibile scrivere articoli “di colore” per assoluta mancanza di spunti divertenti. Così i giornalisti più attenti hanno dovuto ripiegare su una non nuova dichiarazione di Marcello Veneziani che aveva anticipato che non avrebbe festeggiato il 25 aprile. Non proprio uno scoop: Veneziani, da profondo sudista, nonostante il cognome si troverebbe in difficoltà a celebrare San Marco, che immancabilmente riporta alla Serenissima (o ci sono altri festeggiamenti?).
E così i poveri giornalisti si sono arrabattati nel trovare qualche spunto di polemica contro chi citava Gramsci ma precisando di non pensare alla benché minima egemonia culturale. Certo, le promesse di metter fine all’abitudine degli assessori di destra di finanziare esclusivamente le manifestazioni di sinistra ha un poco preoccupato gli attuali beneficiari dei denari pubblici. Ma poi ha prevalso la convinzione che si tratti solo di proclami senza seguito.
Il problema vero è invece rappresentato dalle etichette così abusate dal giornalismo politicamente corretto. Di fronte al grigio dell’immaginario non si può certo più parlare e scrivere di cultura alternativa, di cultura nazional rivoluzionaria, di cultura neofascista, di controcultura. Persino la definizione di cultura trumpiana, in onore del servilismo nei confronti di Washington, diventa eccessiva. Conservatori moderati, un tantinello fluidi per accontentare tutti, tutte e tutt*. Con qualche riferimento a Prezzolini, ma ignorandone la forza polemica, così datata e superata. Idem per Longanesi così feroce nelle invettive.
Neodemocristiani? Macché. La profondità di pensiero di Fanfani è ignota. E poi aveva un passato fascista da dimenticare. E le correnti infastidiscono il circolo della Garbatella: troppe analisi, troppi rischi di dissenso rispetto alla linea ufficiale che non tollera deviazionismi. E pazienza per Buttafuoco che invita ad una cultura libera da ogni vincolo.
In fondo la prossima edizione degli Stati generali si potrebbe svolgere alla Leopolda. Con il neodirettore del Riformista a condurre i lavori. Almeno i giornalisti avrebbero qualcosa per divertirsi.