Luigi Di Maio ha finalmente trovato qualcuno che gli ha spiegato che l’agenda di discussione politica la impone il governo che non deve subirla.
Così quando alle Ogr di Torino è intervenuto per parlare di un Fondo miliardario per favorire l’innovazione, Di Maio ha parlato di innovazione e non di Tav.
Mandando su tutte le furie l’assessore alle attività produttive del Piemonte che, per mascherare i disastri dell’industria locale provocati anche dalla mancanza di idee del governo regionale, avrebbe preferito dirottare la discussione sul progetto ferroviario, come se tutti i problemi del Piemonte si risolvessero con qualche chilometro di binari.
In effetti è comprensibile l’ atteggiamento non solo dei politici locali ma anche degli imprenditori poco inclini all’innovazione, soprattutto quando richiede investimenti privati e non finanziamenti pubblici, meglio se a fondo perduto. Così Di Maio “deve” parlare di Tav per non dover affrontare i temi dei bassi salari, proprio a Torino dove le retribuzioni sono nettamente inferiori rispetto a Milano. Eppure la tassazione è identica nelle due città. I motivi?
Meglio parlare di Tav.
E di cassa integrazione in Fca si può parlare? Già, ma è colpa del bonus malus anche se sono anni che la casa integrazione è diventata una costante per il gruppo anglo-olandese-americano. E se le vendite stanno calando in Europa ed in America.
Meglio parlare di Tav.