A volte ritornano. E pare sia la volta buona per il ritorno di Alessandro Di Battista, in arte Dibba. Se n’era andato lasciando che i suoi compagni di avventura politica distruggessero il Movimento 5 Stelle, lasciando che rinnegassero ogni principio in nome delle poltrone. Ora Dibba avverte i suoi: posso ritornare.
Non è chiaro a far cosa. Torna per rianimare un Movimento che è in procinto di esalare l’ultimo respiro? Oddio, i pentastellati in attesa dell’estrema unzione sono pur sempre il triplo (se non il quadruplo) rispetto al partito dell’unto del Signore. Forza Botulino rischia pure di perdere qualche pezzo, con gli immancabili “responsabili” pronti a governare anche con LeU pur di conquistare una poltroncina magari di quarta fila. Un monito chiaro in vista di un eventuale voto anticipato: gli eletti in Forza Botulino possono cambiare schieramento in qualsiasi momento.
Ma i pentastellati moribondi sono anche grandi 4 volte il partitino di Renzi. Che si muove come se avesse la maggioranza assoluta dei consensi.
Ecco, forse è proprio per questo che Dibba potrebbe aver voglia di tornare. Per restituire un senso ad un Movimento in caduta libera ma per nulla scomparso. Un’impresa comunque difficile, quasi disperata. Perché significherebbe cacciare a pedate tutti i responsabili del suicidio politico rappresentato dall’abbraccio con il Pd. Significherebbe prendere a calci Fico e tutti i dilettanti allo sbaraglio che vanno in tv a ripetere la lezioncina imparata a memoria senza averla compresa. Significherebbe cacciare le inette Raggi ed Appendino. Significherebbe fare dei corsi di geopolitica a Giggino ministro degli Esteri che manco conosce la geografia.
E significherebbe, in realtà, prendere a calci Beppe Britannia Grillo, primo colpevole di questa situazione, di questo sfascio.