Dieci medaglie aveva pronosticato il presidente del Coni, Malago’, e 10 medaglie sono state
Le Olimpiadi invernali coreane si sono concluse e la soddisfazione per il risultato della spedizione azzurra è evidente.
Poteva anche andar meglio, sicuramente. Ma il bicchiere non è mezzo pieno, è quasi colmo
Poi, a giochi archiviati, si può anche sottolineare che i successi sono soprattutto frutto degli exploits dei singoli, più che effetto di una programmazione di squadra. Ma non è certo una novità per lo sport italiano, in ogni disciplina.
Resta il trionfo della pattinatrice Fontana che aggiunge altre tre medaglie al suo bottino olimpico. Restano i successi di Goggia e Moioli, a riprova di una squadra tinta più di rosa che di azzurro, anche nelle prove a squadre. Ma i maschietti si sono fatti apprezzare nel fondo e nel biathlon. Resta anche la più che dignitosa uscita di scena di Carolina Kostner dopo una splendida carriera. Non chiude con una medaglia, a differenza di quanto ha fatto là Cagnotto nei tuffi alle Olimpiadi estive, ma finisce comunque meritando applausi e ringraziamenti.
Ciò che è andato male, invece, è lo sci alpino, in versione maschile
perché le donne, oltre a Goggia, hanno portato sul podio Brignone e hanno fatto intravedere qualche luce ulteriore con Bassino. Gli uomini, invece, hanno deluso profondamente. Non Paris, comunque bravo, e neppure i giovani gigantisti. Ma i veterani sì. Non si capisce perché portare in viaggio premio, in Corea, atleti non più giovani che scendono quasi a spazzaneve senza neppure provare a fare un grande risultato. Tanto il viaggio premio lo pagano i contribuenti. E un dubbio riguarda anche lo psicologo che, al termine del disastro degli uomini jet, dichiara che ora bisogna lavorare sulla mente. Ma sino ad ora lo psicologo di cosa si era occupato? Di rotule e malleoli?
E si dovrà lavorare anche sul fondo, ripartendo da Pellegrino. Insistendo sullo slittino che non garantisce più medaglie come quando si poteva contare su Zoeggeler, ma i cugini Fischlanner possono comunque assicurare speranze per il futuro.
Il CONI, però, non può illudersi di vivere solo sul buon risultato coreano
La mancanza di adeguata programmazione riguarda quasi tutte le discipline olimpiche estive. A partire dall’atletica e dagli sport di squadra.