Insomma, il 5 Maggio è passato. Con tutta la retorica, di antica origine scolastica, del caso. Parlo della retorica intorno a Napoleone, il Bonaparte, il Còrso che dir si voglia. Perché il web si è riempito, al solito, di post… con un ovvio abuso di citazioni, più o meno integrali, della famosa Ode manzoniana…
Io, come è mio uso, avrei preferito starne fuori. Per me il 5 Maggio è l’anniversario della morte di Bobby Sands. E in genere ascolto musica e marce, susoprattutto marce, suonate con le cornamuse.
Al massimo mi ricordo di una vittoria, storica e leggendaria ormai, della Juventus a Udine, e la sconfitta dell’Inter con la Lazio. Scudetto e giochi chiusi. 5 Maggio 2002.
Ma di Napoleone proprio no. Preferisco non ricordarmi. Anche perché il mio, personalissimo, giudizio storico sul personaggio è tutt’altro che positivo.
Certo, era un genio militare. Un grandissimo stratega. Uno dei, pochissimi, paragonabili a Cesare, il suo grande modello. Ma Cesare era anche, e forse in primo luogo, un genio politico. Aveva una visione quasi profetica del futuro della Res publica. Napoleone no. Troppo compreso di se stesso. Se vogliamo troppo arrogante. Il suo Impero iniziava e finiva con lui. Era una creazione personale e personalistica. Una esaltazione del suo ego.
Mi si dirà che ha fatto cose buone. Certamente…. ma non per l’Italia. La sua Repubblica Cisalpina prima, e Regno d’Italia poi, è stata, purtroppo, il modello negativo di ciò che è diventato, in seguito, il nostro Stivale. Corruzione, nepotismo, servilismo e opportunismo politico. Nessun rispetto delle tradizioni. E asservimento alla Francia. Subalternità dura da superare. Il che è particolarmente inaccettabile, suprattutto se si pensa che Napoleone era Còrso. E non solo la Corsica, quando lui nacque, era stata invasa dai francesi da appena un anno, ma i Bonaparte, la sua famiglia, erano di piccola nobiltà genovese. Quindi italiana.
Forse per questo trattò Venezia, dove molti lo avevano accolto come Liberatore (ma liberatore da che cosa? mai mi è stato dato comprenderlo) come merce di scambio con l’Austria. Ponendo brutalmente fine a una libertà millenaria… e a una tradizione di buongoverno.
Foscolo – che pure era giacobino e combattè negli eserciti napoleonici – non glielo perdonò mai.
Le sue armate portarono in giro per l’Europa le idee della Rivoluzione Francese. È stato davvero un bene? Mi permetto di dubitarne. E torno a leggere, sul tema i Dialoghetti del conte Monaldo Leopardi. Illuminanti. E, ricordo, che il padre di Giacomo non era, come si vuol fare credere, un bieco reazionario. Anzi..
Era un illuminista. E,appunto, guardava con lucidità ai fatti. E ragionava.
Resta, però, quello che è un Mistero. Almeno per me. Il fascino che esercita la figura del Bonaparte. Sui suoi contemporanei – Goethe, Beethoven (che ne fu pesantemente deluso)… – ancora si può capire… le vittorie folgoranti. Il personaggio…
Ma oggi?
Non ci si ricorda di altri grandi come Federico II di Prussia, Carlo Gustavo di Svezia, Pietro il Grande di Russia…
E si condanna come barbaro condottiero Gengiz Khan, che pure diede legge ed ordine a popoli privi di qualsiasi tradizione in questo senso.
Ma noi, immancabilmente, ogni 5 Maggio, ci si ritrova a parlare di lui. Di Napoleone. Un fascino che attraversa gli anni. I secoli ormai.
Forse la risposta sta proprio nella, citata sino all’abuso, ode del Manzoni:
“…due secoli,/ l’un contro l’altro armato/ sommessi a lui si volsero/ come aspettando il fato…”
Fu, volente o nolente, lo spartiacque tra due ere. Segnò un cambiamento radicale e profondo. Per questo, indubbiamente, lo si ricorda. Per questo va ricordato.
Anche se, da vecchio reazionario, io preferirei non doverlo fare.