Serve uno stomaco forte per affrontare la politica. A qualsiasi livello. Però, perlomeno, a livello nazionale funzionano i clan, pessima trasformazione delle già non impeccabili correnti di partito. Un tempo rappresentavano diversi pensieri all’interno della stessa formazione. Basti pensare alla Dc, con una destra interna che flirtava con il Pli ed una sinistra che amoreggiava con il Pci. Ma valeva per lo stesso Pci, tra i filosovietici ingraiani ed i filo americani alla Napolitano. O per il Msi, tra chi votava per l’elezione di Leone alla presidenza della repubblica e chi sognava un’altra Repubblica, sociale.

Ora, però, i clan hanno soppiantato tutto. Clan familistici, con fratelli, cognati e zie acquisite. Ed leader premia i suoi fedelissimi a prescindere da qualità e capacità. Con effetti disastrosi sulla società ma con ricadute estremamente positive per la famiglia allargata.
Però ci sono delle eccezioni. In Valle d’Aosta, ad esempio. Dove il concetto di fedeltà al capo clan è decisamente aleatorio. Tutti contro tutti, con maggioranze ed alleanze a geometria variabile. Chi sta con chi? Dipende dai giorni, dagli umori. Destra, sinistra, centro, e tutto reso più complicato dal sentimento autonomista coniugato – a seconda dei momenti – a destra, centro, sinistra. Tutti si sentono giovani camosci pronti a sfidarsi per accoppiarsi con le femmine del branco.
Peccato, per loro, che i vecchi leoni ed i vecchi dinosauri non vogliano abbandonare la scena. E, onusti di anni e di successi (o di insuccessi), cercano ancora di condizionare la politica della Vallée. Ma ci sono anche quelli arrivati a fine corsa. E suscitano l’attenzione degli sciacalli e delle iene. Pronti a spartirsi le spoglie di chi, sino al giorno prima, osannavano senza ritegno.
Un bestiario, insomma. Peccato che la Valle avrebbe bisogno di una politica attenta ai problemi locali. Problemi che aumentano e che non si risolvono da soli mentre camosci, dinosauri e iene discettano di Ucraina e Turchia. Non sono stati eletti per occuparsi delle manifestazioni a Teheran o della situazione a Brasilia. Certo, è più comodo trasformarsi in scimmie urlatrici quando ci si occupa di Paesi lontani per poi tornare ad essere bradipi quando occorre risolvere i problemi del territorio.