Apuleio scrive che “l’amore è più forte della morte. La passione tenace come gli Inferi”. Apuleio non era solo un grandissimo scrittore, autore di uno dei più bei romanzi mai scritti. Era anche un retore, un Filosofo e…. un Mago. Tale almeno lo consideravano i contemporanei.. Che lo processarono per questo. Storia lunga e complicata. Quello che conta è che lui, difendendosi con quel capolavoro oratorio che è l’Apologia, irride alle accuse, ironizza sulla malafede e l’ignoranza dei suoi avversari…. ma non nega mai di essere un mago. Anzi, tra le righe, spiega cosa sia veramente la Magia. Potere. Il potere di una sapienza che non resta astratta. Che viene messa in atto.
E il mago Apuleio ci parla dell’associazione canonica Amore/Morte. La più classica, canonica delle associazioni letterarie. Dagli Elegiaci romani, Tibullo, Properzio, ai Romantici. Passando per Cavalcanti, Dante… Shakespeare che ne cava fuori il Romeo e Giulietta… Stendhal… persino uno refrattario al tema amoroso, come Leopardi, che quando incontra la Fanny Targioni Tozzetti, vi attinge a piene mani nei Canti di Aspasia. E poi… ma l’elenco sarebbe troppo lungo. Una voce della Treccani, non un articoletto per Electo..
Però Apuleio, in questo rigo dalla fabula di Amore e Psiche, dice anche un’altra cosa. Che la passione è tenace come gli Inferi. E qui il discorso si fa meno scontato. E più complesso.
Perché la caratteristica degli Inferi classici è quella di “tenere”. Ovvero di non mollare mai un’anima che vi è discesa. “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” Dante lo ha preso da lì. E Tenaria è uno degli appellativi di Proserpina, regina degli Inferi. In soldoni quando la morte ti prende, ti tiene per sempre stretto. Non ti molla.
Però la Passione è tenace come gli Inferi. Non molla la presa sull’oggetto del proprio Amore. È pronta a sfidare lo stesso Averno.
Altro mito. Orfeo. Lo so, con sti greci sono un po’ fissato. Ma mica è colpa mia se hanno già detto tutto (o quasi) di quella che è la nostra cultura e civiltà. Anche se ormai sarebbe da usare il passato o il condizionale. Visto come siamo messi…..
Dunque Orfeo. Che però greco davvero non era. Ma proveniente dalla Tracia. Su per giù tra la Bulgaria e l’odierna Turchia europea. Terra di maghi e di cantori. E per altro di bellissime donne coi capelli rossi… I greci l’avevano alquanto ellenizzata, influenzata con la loro, più raffinata cultura. Ma in fondo i Traci restavano Traci. Guerrieri temibili, poeti e maghi soprattutto.
Orfeo, cosa abbastanza nota, amava Euridice. Ma lei muore morsa da una serpe, mentre fuggiva al tentativo di stupro di Aristeo, pastore di api. E questo ce lo racconta Virgilio nelle Georgiche. Ma è altra storia.
Euridice finisce agli Inferi. Ma Orfeo non molla. La sua passione è tenace quanto i regni della morte. Li sfida. Vi discende per riconquistare la Donna, in realtà una Ninfa, amata.
Come poi vada, qui non è argomento. Se qualcuno volesse saperne di più legga Ovidio, le Metamorfosi. O anche quel gioiello rinascimentale che è l’Orfeo del Poliziano.
Ciò che mi interessa è questa tenacia della passione. Rappresentata da Orfeo. E se vogliamo, sulla sua scia, da Dante. Che all’inferno scende, e si scala tutto il Purgatorio. Solo per rivedere gli occhi e il sorriso di Beatrice. Perché la Commedia è tante cose. Ma in primo luogo è “Il poema del desiderio “. Titolo di di un saggio di Franco Ferretti. Uno dei nostri migliori dantisti. Che, appunto, è finito ad insegnare negli States. Perché qui da noi…
Ora, normalmente, tanta tenacia nelle passioni d’amore, non la si vede molto…
“Per te farei qualsiasi cosa!”
“Ci vediamo sabato?”
“Sì, se non piove…”
“Per te varrebbe la pena di morire…”
“Davvero? Mi rendi felice…”
“Scusa, devo interrompere… Sta rientrando mia moglie….”
“Ti amo. Voglio rivederti. Dove abiti?”
“A Trieste.”
“Io sto a Padova. Troppo lontano. Meglio lasciar perdere” (le città sono scelte a caso)
Battute un poco scontate, ma, diciamo la verità, parecchio realistiche… Anche perché un Orfeo o un Dante sono merce rara. Sempre stati… di questi tempi poi…
E così sembra avere ragione chi ti dice che l’amore eterno non esiste. È una illusione. Un inganno o, più ancora un auto inganno. Che dura per un poco. E poi lascia solo cenere e l’amaro in bocca. E quel tanto di cinismo corrente – nulla a che fare con la scuola di Diogene – che diventa difesa. Armatura. E però anche velo di tristezza. Inevitabile, con gli anni.
Però io leggo Apuleio. Penso ad Orfeo. E l’immagine dei campi di asfodeli che contornano il corso del Lethe mi appare molto meno temibile della concezione oggi diffusa della morte. E penso che, se si provasse una vera passione, non quelle robette che oggi chiamiamo tali, una passione legata al destino, fatale, intensa come solo la poesia, quella vera, può essere… beh forse ci darebbe la tenacia necessaria per scendere fin lì. A discutere, e giocare a scacchi con Proserpina, la Tenaria… Forse… Sperando sempre, però, che non sia proprio necessario….
E che quel giorno non piova…
1 commento
La passione,come una tenaglia, stringe, lacera, scortica anzitutto chi la prova. È questo che genera la forza con cui trattiene l altro, sovrumana potenza, per questo dà la “presunzione”di sfidare gli Inferi, quelli interiori,quelli dell’ impossibilità pratica, persino quelli del rifiuto.Ci possiede e devasta, per questo vuole possedere tutto dell’ altro, riconoscerne ogni segno,ogni minimo tratto, conoscerlo nella totalità fino a divenirne l ombra ritrovata e, così, renderlo piena Luce.
Quella passione descritta,a cui non si può sfuggire, dilania, nella sua intensità esattamente come la vera poesia, senza alcuna lettera maiuscola,in quanto ormai troppo abusata.I versi ci corrodono, li capiamo senza neppure essere lettori,a volte li abbiamo incrociati,amati e ,persino,donati a modo nostro, senza sapere che chi li riceveva ne era già “proprietario”.
Riconoscere la stessa lingua nella Babele. Trattiene con “violenza”fatta di gelosia,di ansia, del timore di sbagliare,di desiderio,di mancanza,di uno” schiaffo” non dato in un momento che potremmo definire di discrasia, prendendo in prestito le parole di ieri,dato che si potrebbe dire, giocosamente, che siamo dinanzi ad una “reiterazione del delitto”.
Eh già,parlare d amore in mezzo ad un guerra, salvezza anche qualora se ne morisse! Poiché se è vero, anche se non ci fosse un domani o,peggio ancora, si morisse di troppo amore,di tanta poesia che non ci dà sonno, che più ci nutre e più ci affama,dicevo se quell’ Amore è Verità, non saremo passati invano, non avremo vissuto invano.Solo quando la poesia ci tradisce, solo allora siamo perduti davvero,relitti sbattuti, vuoti carapaci, insetti su una ragnatela, che si sgretolano quando li lasciamo cadere .
Ci vuole passione e chiediamo passione per sfidare la morte o, meglio, semplicemente per vivere.
E le immagini,oggi,sono tutte all’ altezza, tutte riportano ad altri grandi nomi, si potrebbe aprire una enorme parentesi anche per questo,ma non ora.La prima scultura è in un giardino a San Pietroburgo, la seconda illustrazione è un meno noto Orfeo ed Euridice, fino ad arrivare a quella grotta ed il bacio tra le stalattiti e le stalagmiti. Con l arte si aprono mondi per intessere altre storie e leggiamo,leggiaAmo…
Così,io toglierei la chincaglieria cinese di ieri, data dalla foto di donna di spalle,con orsacchiotto e valigia, che fa rima con un certo mondo, ed aprirei a binari senza un viaggiatore visibile e scontato, poiché la presenza è altro.
Il tutto all altezza delle parole e oltre.