Carmide, il giovane, brillante e affascinante Carmide soffre di emicrania. E Socrate – che lo incontra per la prima volta e, secondo il suo metodo, gli pone domande – si limita a dire una cosa.
“Facciamo discorsi belli. I discorsi belli curano ogni male..”
Fermi tutti, cari e meno cari colleghi professori. So benissimo di stare semplificando in modo estremamente improprio. E che il dialogo platonico – ancorchè probabile opera di un Platone giovane – è ben altra cosa. Tratta della saggezza, di come definirla, di come raggiungerla… ed è dialogo, come si dice, areteico. Che, però, non porta ad una conclusione, una risposta certa… ma a me, vedete, non interessa commentare Platone. Mi bastano i, grandi, commenti di Werner Jäger e di altri, e non ho la pretesa di potervi aggiungere una sola iota….
Quello che mi incuriosisce è questa frase sui discorsi belli. Che fanno bene. All’anima e al corpo.
Perché, in genere, i discorsi, le parole, noi li prendiamo un po’ troppo… alla leggera. Si ciarla e discute di questo e di quello, senza portare più che tanta attenzione a ciò che si dice. E ancor meno a come lo si dice. Tanto sono solo parole. E alle parole dobbiamo prestare attenzione in determinati contesti…. mica al bar o in piazza con gli amici. Lì ci si lascia andare. Ci si rilassa… non si sorveglia la propria lingua. E, per inciso, sorvegliare la parola, il cosiddetto retto parlare, è uno degli otto sentieri del buddhismo. Perché, evidentemente, Siddharta Gautama, il Buddha, la pensava come Socrate. In questo, e non solo in questo a pensarci bene.
I bei discorsi, o meglio i discorsi belli fanno bene. Ma cosa sono, infine, questi discorsi belli? La risposta è tutt’altro che facile. E incerta. Però , si può… provare.
Dunque, in primo luogo belli devono essere gli argomenti del discorrere. Perché se il tema è volgare, squallido, non vi è eloquenza, per quanto forbita, che lo possa nobilitare. Faccio un esempio alla buona. Immaginate una donna bella, elegante, raffinata… che però parla con voce sgradevole, volgare, con un lessico da trivio…. vi sembrerebbe ancora così bella?
Però, non basta. Non conta solo l’argomento, ma come se ne parla.
Badate bene. Non è neppure una questione di perbenismo del discorrere. Un discorso sull’eros può essere elegante, seduttivo. Bello. Dipende dagli argomenti e da come li si tratta e dispone. E un discorso, infarcito di ipocrisia, sulla religione e la morale può suscitare disgusto e ripugnanza. O, per lo meno, questo è l’effetto che fa a me.
Certo, belli sono i discorsi sull’arte, sulla poesia… ma anche qui mi sembra necessario un distinguo. I discorsi come mera, esibizione di se stessi, della propria, grande o piccola, cultura, non sono mai veramente belli. Puoi sapere tutto su Botticelli, ma non essere in grado di cogliere la, pura, bellezza della sua Venere. Perché sei troppo preso da te stesso. E il tuo discorrere sul tema potrà essere dotto quanti vuoi…. ma non comunicherà che noia.
Pensate ad una poesia famosa. Che so….”La pioggia nel pineto”. Quanti commenti, colti, raffinati, eleganti… ma quanti sanno comunicare davvero la sensuale musicalità di quella lirica? Quanti riescono a cogliere e, ancora di più, far cogliere a chi ascolta tanta… bellezza?
I discorsi belli sono cura per il dolore, del corpo oltre che dell’anima. Ma la loro bellezza (ed efficacia) dipende dall’animus con cui li si fa. È un serpente che si morde la coda. Un animo si nutre e sana facendo discorsi belli. Ma solo un animo che abbia in sé bellezza e poesia, ancorché celate nel profondo, può fare discorsi veramente belli.
È una questione di intenti. Se parli di cose belle, ma hai altri scopi reconditi, che so bramosia di successo, egotismi, interesse, il tuo discorrere non produrrà nulla di veramente buono. Resterà, intrinsecamente, cosa volgare. Come se tu raccontassi cose oscene.
Colui che, però, serba nell’animo il senso della bellezza, ancorché uomo semplice, se fa discorsi belli, nel senso socratico, ovvero cerca la verità, di elevarsi al di sopra delle cose ordinarie e volgari, trova in questi una medicina per i suoi mali. Un conforto alle pene del vivere.
Una cosa, però, Platone non ci dice. Una cosa che sarei molto curioso di sapere. Al bel Carmide, dopo la lunga chiaccherata con Socrate, è poi passato il mal di testa?