Pare incredibile ma Gramellini, sul Corriere, è riuscito a scrivere qualcosa di non perfettamente allineato al pensiero unico obbligatorio. È riuscito a criticare la Disney per l’idiozia assoluta di censurare i propri film storici per bambini, colpevoli di disseminare razzismo ai pupi. Che poi crescono e litigano in campo come Ibra e Lukaku. Due che, evidentemente, avevano visto Peter Pan e gli Aristogatti prima dei 7 anni e senza il commento politicamente corretto dei genitori democratici ed antirazzisti.
Qual è il problema per i nuovi vertici della Disney che avranno fatto rivoltare nella tomba il povero Walt? La discriminazione, negli Aristogatti, di un paio di mici che ripropongo gli stereotipi degli orientali che mangiano con le bacchette. Oddio, terribile! E così via per gli altri cartoni animati.
Dunque Gramellini si chiede, giustamente, perché la Disney si accorga degli stereotipi sugli asiatici ma non di quelli sugli italiani. Il giornalista del Corriere cita Romeo, gatto un po’ burino e sicuramente romano. Ma si potrebbe aggiungere il cuoco di Lilli e il Vagabondo, tutto spaghetti e mandolino.
Perché il politicamente corretto non interviene? Eppure gli esempi di servilismo italiano nei confronti degli Usa si sprecano, da ogni parte politica o quasi. L’Italia non protesta per la strage del Cermis e per la mancata condanna dei criminali piloti che l’hanno provocata. Non fiata sulle ingerenze, insabbia tutto su Ustica. Ma rimane il Paese degli spaghetti e mandolino.

Ci provano anche i media e gli storici alla Olla che esaltano i piloti statunitensi che, durante la guerra, mitragliavano donne e bambini nei campi, che sganciavano bombe sulle scuole provocando stragi ignorate dalle istituzioni democratiche. Forse il servilismo non paga. E va ancora bene se i cartoni animati si limitano alla pizza e al mandolino. Con buona pace di Gramellini e dei suoi colleghi con spilletta americana sul bavero della giacca.