Djokovic e Rybakina. Un serbo che ha rifiutato il vaccino anti Covid ed una russa costretta a spacciarsi per kazaka per superare il divieto posto dai “democratici” inglesi alla partecipazione di atleti russi e bielorussi al torneo di tessis di Wimbledon. Però i due tennisti più scomodi del tabellone hanno vinto rispettivamente il singolare maschile è quello femminile.
Un duplice schiaffone ai politici di Londra ed ai loro lacchè del mondo dello sport. Una russa ed un serbo, il peggio che poteva capitare per chi utilizza lo sport per fare la guerra. E poi proprio nella settimana che ha visto la fine della carriera politica di Boris Johnson il guerrafondaio.
Poteva finire così, con la figura di pasta degli organizzatori e dei politici? Certo che no! Ed allora sono intervenuti i servi del giornalismo di regime. Che, eroicamente, non se la sono presa con Djokovic, uno scafato e con le spalle larghe. Ma hanno coraggiosamente attaccato la ventitreenne Rybakina, evitando domande di tipo sportivo per spostare il tiro su Putin, sulla guerra, sulla Russia. Curioso che i chierici di regime non facciano domande analoghe ai tennisti americani, parlando di Iraq, di colpi di Stato, di Afghanistan, di bombardamenti, di torture, di Assange.
No, un trattamento di questo tipo è riservato ad una ragazzina colpevole di aver vinto un torneo che, secondo gli organizzatori, non avrebbe dovuto averla tra i partecipanti. E visto che governo ed organizzatori non sono riusciti a bloccarla, ci hanno pensato i giornalisti di regime a vendicare i loro padroni. Molto squallido, ma ormai abituale.