Le Olimpiadi invernali di Torino si sono svolte nel 2006. E dai risparmi nell’organizzazione dei Giochi era stato creato un tesoretto pari ad oltre 111 milioni di euro.
Bene, anzi benissimo. Chissà quante cose saranno state fatte con tutti quei soldi.
Nulla. I primi risultati della prima tranche di investimenti si vedranno nel 2020, a 14 anni di distanza dalle Olimpiadi. Una seconda tranche è perlomeno legata a dei progetti. Ma più di 31 milioni sono completamente fermi, manca un qualsiasi progetto, un’idea di utilizzo.
Dodici anni senza riuscire a formulare una sola proposta. Non male come dimostrazione di efficienza, di competenza, di capacità. Però i responsabili di questo immobilismo hanno subito iniziato a squittire quando il governo ha deciso di destinare ad altro 29 milioni dei 31 rimasti.
Dunque va benissimo tenere il denaro in un cassetto, non sforzarsi per trovare una sola idea, ma va malissimo se qualcun altro si prende quei soldi inutilizzati.
Non una parola di critica nei confronti dei responsabili della mancata spesa, non un fiato su tutto il tempo sprecato. Gli amici degli amici non possono essere criticati.
Le montagne olimpiche torinesi non sfornano un campione dello sci da troppi anni e Piero Gros, uno dei grandi sciatori della Valanga Azzurra, ha proposto di realizzare piste dedicate esclusivamente agli allenamenti, senza disturbare i normali sciatori.
Troppo difficile anche questo? Meglio tenere i soldi bloccati?
Eppure i media di servizio non perdono occasione per osannare i responsabili di tutto questo. Mentre le opposizioni locali, che sono maggioranza a livello nazionale, difendono la decisione del governo.
Ma il problema reale, per maggioranze e opposizioni, è il medesimo: la mancanza di qualità del personale non solo politico ma pure dei funzionari di riferimento, dei corpi intermedi, della società civile con cui operano.
Il problema è la totale incapacità nell’individuare persone competenti, nelle nomine, nelle scelte.
In Piemonte a guida Pd come nelle Regioni guidate da Lega o Forza botulino. Così il Trentino neoleghista continua a premiare funzionari e professionisti dell’ex maggioranza di centro sinistra, non per mancanza di alternative migliori ma per banale sciatteria, per paura.
Senza coraggio non c’è cambiamento. Ma il coraggio, come spiegava Alessandro Manzoni, se uno non ce l’ha non può darselo.