Come spesso si dice, per comprendere meglio una realtà che ci sta davanti agli occhi occorre fare un passo indietro.
Della guerra in Ucraina, per esempio, i media ci raccontano soltanto il “qui ed ora”, sottraendoci la possibilità di comprendere il conflitto nelle sue ragioni più complesse. Si racconta il “che cosa” ma non il “perché”. Questo fa sì che la maggior parte di noi sia costretta ad accettare una realtà, spesso mistificata, senza comprenderla, o facendosene una ricostruzione personale che spesso risulta lontana dal vero per mancanza di informazioni.
Un ottimo strumento per capire meglio che cosa sta succedendo oggi nel cuore dell’Europa può essere “Dombass – Le mie cronache di guerra” di Vittorio Nicola Rangeloni, pubblicato da Idrovolante Edizioni (pp. 332, €20,00).
Il libro è stato scritto e pubblicato in tempi non sospetti tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, quando cioè il conflitto iniziato nel 2014, il cui seguito occupa oggi quasi per intero palinsesti televisivi e pagine di giornali, era un fenomeno colpevolmente ignorato. La regione, le terre interessate, le distruzioni, i protagonisti e le vittime erano gli stessi: ma quelle sofferenze, di cui la guerra in Ucraina è la diretta conseguenza, tanto che si può tranquillamente affermare che si tratti di un unico conflitto, non trovavano spazio se non in modo marginale su televisioni e giornali.
L’autore del libro, curioso viaggiatore, appena conseguito il diploma di scuola superiore, decise nel 2014 di recarsi nella zona del Dombass dove era appena scoppiata una feroce guerra civile tra le popolazioni russofone che non accettavano il Maidan, vale a dire il colpo di stato che aveva rovesciato il governo filorusso nel tentativo di spostare l’Ucraina su posizioni filo occidentali.
Nelle vene di Rangeloni scorre sangue russo, pertanto egli decise di raccontare quanto stava avvenendo dalla parte degli insorti di Donesk. E per farlo si è recato sul posto, affrontando mille difficoltà, per rimanerci fino ad oggi. Le sue cronache sono state divulgate su blog, giornali on line e in numerose interviste radio televisive di diversi paesi.
Questo libro riporta una serie di vicende di cui Rangeloni è stato testimone diretto, in conformità con quanto dice il sottotitolo del libro. Cronache, dunque, raccontate con un linguaggio scarno e a volte crudo, anche se qua e là compaiono delle ingenuità dovute alla giovane età del redattore. Tuttavia il testo si presenta come una sorta di romanzo autobiografico, il che lo rende di lettura particolarmente agevole. Niente propaganda o ricostruzioni partigiane, ma solo fatti in tutta la loro violenza ed evidenza.
Colpisce, superate le prime pagine che ripercorrono brevemente i fatti del Maidan, come quanto appare davanti agli occhi dell’autore siano gli stessi bombardamenti, le stesse distruzioni, gli stessi massacri che oggi compaiono sule prime pagine di tutti i quotidiani. Con la differenza che a perpetrarli allora erano gli ucraini fomentati e armati – già allora – da americani e europei. Dall’altra parte non c’erano i russi, come spesso si è lasciato credere, ma milizie volontarie che intendevano far valere i propri diritti di autodeterminazione, in contrarietà ad un regime che non poteva tollerare che entro i propri confini potessero esistere regioni che non intendevano rinunciare alle proprie tradizioni.
Si tratta di una narrazione parziale, certo, ma molto istruttive per comprendere meglio la tragedia che oggi colpisce l’Europa.