Prima domenica autunnale. Non è una questione di calendario. È l’aria che entra dalla porta finestra della terrazza a parlarmi dell’autunno. Fresca, con un lieve brivido freddo. E poi vi è un sentore di pioggia. Un sentore soltanto, ché ancora non piove, ma presto pioverà, mi dico, e non sarà un temporale effimero, di tarda estate. Sarà pioggia vera, sottile e continua. Fredda.
È solo una sensazione, però. E potrei sbagliarmi. Questa ottobrata continuare ancora, con il Sole meno ardente, eppure decisamente caldo nelle ore centrali della giornata. Tuttavia avverto la pioggia nelle ossa. Una sorta di eco ancestrale.
È buio, ancora. Ma ho finito le sigarette. E non ho più sonno. O meglio, sonno ne avrei pure…ma so che mi sarà difficile tornare a dormire.
Ho finito le sigarette. E almeno una mi ci vorrebbe, dopo il primo caffè. Tanto vale…
Ma è domenica, appunto. Non sento se non un remoto rumore di automobile in lontananza. E il verso delle cornacchie, che sembra invocare il Sole che tarda. Per il resto, vuoto e silenzio.
Meglio così. Quattro passi, non una vera passeggiata, al Bar con giardino che è sempre aperto ed ha anche la rivendita di tabacchi.
Fuori, vengo sorpreso dalla Luna. Sta tramontano, ormai. Ed è all’ultimo quarto. Mi ispira i soliti pensieri. Oziosi, per lo più. Echi, citazioni…filtriamo sempre ciò che vediamo con ciò che abbiamo letto. O, per lo meno, questo è vero per me. E per quelli della mia generazione. I più giovani hanno una cultura fatta sempre meno di parole. Sempre più di immagini.
A me questa Luna ricorda Leopardi, ovviamente. Che fai tu Luna in cielo… E, forse meno scontato, Laforgue. Quel Pierrot lunare, bretone di Montevideo, morto giovane, appena 27 anni mi sembra… letto troppi anni fa, per riuscire a rievocarne i versi… Tuttavia, dei versi mi vengono in mente
“O falce di Luna calante /che brilli su l’acque deserte…”
Qui non c’è acqua. Il fiume, l’Aniene è lontano. Ma la Luna è, certo, la stessa. E colta più o meno nello stesso momento. D’annunzio prepara il Novilunio.
La signora russa alla cassa del bar mi sorride. E mi chiede se sono caduto dal letto. Mi dà le sigarette senza neppure attendere che parli. Il ragazzo dietro il bancone mi ha già servito un caffè. Gentili. Uno dei pochi posti, qui, dove mi sento a mio agio. Quasi fossi a casa…
Fuori, cammino lentamente. Nel vuoto e nel silenzio. Strano, i cassonetti sono vuoti e non, come sempre, rigurgitanti di immondizie…già… Oggi si vota.
Mi avvio verso casa. Qualche finestra è illuminata ora.
La Luna è sparita.
“Scende la Luna e si scolora il mondo…”
Leopardi aveva ragione. Anche se è, ormai, l’Aurora, tutto mi appare di un grigio uniforme…