“Ti farò una proposta che non potrai rifiutare…”
Non sorride. E resta in silenzio.
Ho un dubbio, però. È solo uno scherzo della mia mente, una memoria visiva, innescata da chissà che cosa o… è anche questo un fantasma?
Uno dei tanti, ormai troppi, fantasmi che mi vengono a trovare, che si affollano intorno a me in queste notti di pioggia e insonnia… Notti che precedono il Solstizio d’Inverno, e che sono, canonicamente, popolate da presenze metafisiche (ovvero che vanno al di là del mero piano fisico). Notti in cui girano gli elfi, e in cui si sente il galoppo della Caccia Selvaggia… Notti di speranze, attese…e paure ataviche.
“Ti farò una proposta che non potrai rifiutare…”
Beh, l’avrete riconosciuto. Ha il muso di pietra dell’ultimo Marlon Brando. Ma non è un attore. È proprio lui. L’autentico don Vito Corleone, uscito da una pagina di Mario Puzo. O, meglio ancora, da una scena del film di Francis Ford Coppola.
Ed ora è qui. Davanti a me. Seduto comodamente. In silenzio, a parte quella frase che è restata nel mito moderno.
Che proposta? gli chiedo.
Sogghigna. Non ride. Don Vito non ride mai. La vita (scusate il gioco di parole) è una cosa seria per lui. Tremendamente seria.
“Oh, dicevo così per dire…e poi perché tu te lo aspettavi…” fa un gesto vago con la mano “Un modo per iniziare la…conversazione.”
Parla bene italiano. Con un forte accento siciliano. Ad onor del vero, un poco caricaturale. Ma i fantasmi, spesso, sono così. Esagerano…
E di cosa dovremmo mai parlare tu ed io? Cosa abbiamo da dirci ? O meglio, cosa hai tu da dire a me?
“Solo…qualche osservazione. Sparsa. Tanto per aiutarti a riflettere…”
Parla, allora…sono stanco stasera. E voglio andare a dormire.
“Allora…io per te, per voi, sono…la Mafia. Ovvero il male incarnato, no?” e sogghigna. Alzando, con gesto tipico, gli occhi verso il soffitto. O al cielo. In fondo è religioso, a suo modo. Poi…
“Eppure, se ci pensi bene, non eravamo poi così male noi…uomini d’onore”.
Beh ammazzavate, corrompevate, spaccio di…
“No. Quello no. La mia famiglia mai ha fatto traffico di droga… Gioco d’azzardo, certo. Protezione… Ma droga no”.
Non si tratta, comunque, della Fatebenefratelli…
Incredibile! Questa volta ha sorriso davvero… Un sorriso stretto. Amaro. Pericoloso.
“No. Non lo eravamo. Ma io, e quelli come me, siamo esistiti perché lo Stato, quello che tu chiami Stato, e al quale chiedi giustizia, ordine, garanzia di libertà, non esisteva. O meglio, esisteva, ma era corrotto…” fa un gesto con la mano. Per fermarmi prima che ribatta. Calmo e imperioso insieme. Da chi è uso comandare senza dover mai alzare la voce.
“No, so cosa stai per dire. Noi abbiamo approfittato, certo, della corruzione. Ma non l’abbiamo provocata noi. Anzi, in fondo siamo nati proprio per difesa. Nostra e di tanti altri. Che altrimenti erano…inermi”.
Eh no! Ora no lo dico io. Non venirmi a raccontare la vecchia solfa che la Mafia sarebbe sorta perché mancava lo Stato. Sentita già troppe volte. È una giustificazione che non regge…
Si stringe nelle spalle.
“Sarà vecchia, ma, in fondo, è andata proprio così. Noi abbiamo dovuto assolvere alla funzione dello Stato, perché quello ufficiale si occupava solo degli interessi di pochi. Certo, alla gente abbiamo imposto il pizzo. Ai negozi. Alle attività economiche. Ma se vai a vedere, non era più pesante delle tasse che impone il Governo…”
Ma le tasse servono a garantire i servizi sociali. L’ordine pubblico. La sanità, la scuola…
Questa volta ride davvero
“Dai, ti leggo negli occhi che, mentre lo dici, non ci credi. Le vostre tasse servono solo a garantire i privilegi di pochi. Che vi sfruttano. Noi, almeno, i negozi che proteggevamo non li facevamo chiudere e fallire. Non portavamo via le ricchezze ai poveri per darle ai ricchi. Facevamo i nostri interessi, vero. Ma era nostro interesse che quelli che pagavano prosperassero. E li proteggevamo, appunto. Il vostro Stato….beh, hai davanti agli occhi ciò che fa…”
Senti, sono stanco. Non ho più voglia di ascoltare questi discorsi. Sono anche triste stasera. Fammi quella proposta che non potrò rifiutare. E poi lasciami andare a dormire.
Di nuovo lo sguardo al soffitto. Poi mi fissa.
“Più che una proposta, è un’ipotesi. Immagina che lo Stato venga abolito. Che scompaia. E che al suo posto si vada noi. Io e quelli come me. Staresti peggio? Noi ti chiederemmo di rispettare poche semplici regole. Di pagare quanto devi. E puoi. Ci assumeremmo le responsabilità. E manterremmo i patti. Il tuo Stato fa così?”
Cade il silenzio. Il governo della Mafia è qualcosa che trovo abominevole. Falcone, Borsellino… Però, se penso a quello che stiamo vivendo…non trovo la forza di ribattere.
“Vedi? Stai in silenzio. Non sai che dire. O meglio, sai perfettamente che, in fondo, ho ragione io.
E allora, pensaci. E smetti di dire e di scrivere che la Mafia è il male. Anzi, non dire più Mafia. Usa, in quel senso altre parole. Ne puoi trovare…molte. Stato, Finanza. Banche…”
Si alza lentamente e si avvia verso la porta. Poi, si gira per un attimo.
“La proposta è questa. Non ci mescolare, confondere con… Loro. Noi eravamo diversi. Non eravamo buoni, certo. Ma avevamo un nostro codice. E, sopratutto, eravamo Uomini. Questi…” non finisce la frase. Sparisce, così come era venuto.
Strani fantasmi mi visitano in queste notti. Non mi piacciono. Non mi sono simpatici… Ma mi fanno pensare…pensieri diversi.