“Donne, donne, eterni Dei, son dell’uom la disperazion…”
I meno giovani (dei quali, ahimè, faccio parte) riconosceranno la marcia del Principe Danilo da “La vedova allegra”. L’operetta di Franz Lehàr che vidi, per la prima volta, da ragazzino. Nella edizione televisiva con Johnny Dorelli e Catherine Spaak. Fu una rivelazione. Il brio della musica, i valzer, un mondo leggero e sospeso fuori di quella che siamo usi chiamare storia. Da allora ho sempre amato le operette. E l’aver trascorso a Trieste gli anni dell’Università, dove l’operetta era di casa, accentuò questa mia passione. “Al cavallino bianco”, che ricordo con un fantasmagorico Paolo Poli nella parte di Sigismondo il seduttore ,”Il paese dei campanelli” col grande Massimini… solo per citare i titoli più famosi..
Ma la Vedova resta, pur sempre, l’operetta per eccellenza. E la marcia del Principe Danilo mi torna di continuo in mente. E spesso cerco, malamente, di fischiettarla….
Lo so, lo so… È una marcetta maschilista e politicamente scorrettissima. E Danilo il paradigma esemplare del Maschio che avvilisce la dignità della donna, la mercifica. Un seduttore, un Casanova da strapazzo…
Bene, pagato il tributo a, eventuali, lettrici di simpatie femministe, torniamo al tema. Che non è la marcia di Danilo o la storia dell’Operetta… bensì, ovviamente, la Donna…
N’altra volta? – mi sembra già di sentirlo il direttore – ma sempre lì vai a parare? Sei proprio in fissa senile ormai..
Vabbè, ma visto che mi chiedi un pezzo al giorno, di che diamine dovrei parlare? Noi uomini abbiamo solo tre argomenti di conversazione. Il calcio, la politica e le donne. Ora io, come Bartolo, sono tifoso della Juventus. E quindi, quest’anno, di calcio preferisco tacere.
Di politica, internazionale, scrivo e parlo anche troppo. E non vorrei che ti chiudessero Electo perché ospita i pezzi di una pericolosa spia del Cremlino. Oltre che No Vax e terrappiattista…
Quindi resta solo la Donna. E di questo scrivo. Partendo dalla marcia di Danilo…
“È scabroso le donne studiar…son dell’uom la disperazion…” così suona la traduzione del testo originale opera di Leo Stein e Victor Lèon. Traduzione particolarmente vivace e briosa di quel Ferdinando Fontana che fu genialoide artista scapigliato, e agitatore socialista.
Studiare le donne è…scabroso. Al di là del motivetto allegro e trascinante, ci sarebbe molto da riflettere.
Studiare…”studeo” in latino vuol dire amare. Tuttavia è un amore che nasce dalla curiosità. Dal cercare, volere comprendere. Un amore dell’intelletto, prima ancora che del cuore e dei sensi. Amore per qualcosa di, profondamente, diverso.. Proprio per questo più… Affascinante E proprio per questo…scabroso. Dal latino “scaber”, che indica qualcosa di aspro, di ruvido. Di difficile. E, in senso lato, anche di ardimentoso. Che va contro la morale corrente.
Quindi amare le donne e cercare di capirle è scabroso. Difficile, se non addirittura immorale. Perché si vuole andare a scavare, o meglio a scartavetrare la superficie liscia delle apparenze. E andare a vedere ciò che vi sta al di sotto. Ed è per questo che le donne sono, alla fin fine, la disperazione degli uomini. Perché mai, per quanto questi facciano, arrivano a capirle davvero. E vengono sempre sorpresi dal loro mutare come i venti o le correnti del mare… Solo che proprio questo essere, alla fin fine inafferrabili, incomprensibili, rende le donne così affascinanti. E Danilo canta, appunto, “Donne, donne eterni dei…”
Discorsi da vecchio maschilista, certo. Da dinosauro fuori dal tempo, incapace di comprendere la parità, l’uguaglianza il, famoso, *, che annulla ogni differenza, la storia di genitore 1 e genitore 2…
Tutto vero, avete perfettamente ragione. Donne e Uomini sono perfettamente uguali. Nessuna differenza. Nessuna distinzione. Però…accidenti che noia!
Io, quando osservo la scena internazionale, e vedo certe donne/politico che davanti ai morti in Ucraina, fingono (male) emozioni che non provano, e mostrano in tutto un cinismo pari a quello della loro controparte maschile, provo non rabbia, ma un senso di avvilimento. Come se il mondo stesse, irrimediabilmente, perdendo in bellezza e mistero. Diventando sempre più grigio e piatto.
E allora provo nostalgia, e un po’ d’invidia, per il principe Danilo. Per la sua, allegra, marcia. E per quando entra da Maxim e chiama tutte quelle giovani donne leggiadre, sorridenti, soprani e mezzo soprani: Lo Lo, Do Do, Jou Jou, Frou Frou, Clò Clò, Margot….e gli risponde un coro di voci argentine. E poi, dietro una maschera, si rivela Lei. La Vedova, Hanna Glawari, il primo soprano. Bellissima. Irraggiungibile. Che aveva trovato scabroso studiare… Che lo aveva fatto disperare… Ma, poi, finalmente…
Vabbè, è solo un’Operetta, lo so. Un mondo immaginario. Però, ogni tanto, ascoltare la musica di Lehàr mi tira su il morale….