In politica, come in natura, i vuoti tendono ad essere riempiti. Ed in Africa i vuoti, lasciati da un’Europa inconsistente, cominciano ad essere davvero tanti. Persino in quello che era il giardino di casa della Francia. Ormai rassegnato a non essere riconfermato alla presidenza dell’Esagono, Macron è tornato ad essere Micron ed ha progressivamente ridotto il ruolo di Parigi nel continente nero. Ma, nel Sahel, non è stata la Cina a sostituire la Francia (neanche a parlare di un ruolo italiano).
Protagonista della scena è diventata la Turchia di Erdogan. Che se ne frega delle difficoltà economiche interne ed anche della crescita del dissenso. Ma che guarda ad un rafforzamento della posizione internazionale, partendo proprio dall’Africa. È stata Ankara a salvare Tripoli dall’offensiva partita dalla Cirenaica con il sostegno dell’Egitto ed anche della Francia. Ed ora Erdogan sfida Macron anche in Mali, per poi allargarsi a tutta l’area, alle prese con gravi problemi di terrorismo. Perché per combattere il terrorismo non serve il buonismo idiota della politica italiana ma armi e soldati. E la Turchia è disposta a fornire armi e soldati.
D’altronde Erdogan sa perfettamente che se non sarà Ankara ad occupare gli spazi ancora vuoti, allora provvederà qualcun altro. Non soltanto la Cina, che risale poco per volta il Continente, ma anche l’India e, soprattutto, l’Arabia Saudita. Perché sono i sauditi i veri rivali di Erdogan. Anche sotto l’aspetto religioso, con due diverse concezioni dell’Islam “politico”.
In questo scenario l’Italia ha l’unica funzione di territorio dove far sbarcare tutti i nuovi schiavi gestiti dalle varie organizzazioni “umanitarie”. D’altronde Giggino non è in grado di guidare una politica estera anche di basso profilo mentre Sua Divinità Mario Draghi si limita a fare l’atlantista, ossia prendere ordini da Washington per tutelare gli interessi statunitensi. Interessi che non sono rivolti all’Africa e, di conseguenza, l’Italia è totalmente irrilevante nel Mediterraneo. Senza la volontà di limitare l’invasione, senza peso in Libia, senza più ruolo nell’ex AOI.
Ma l’irrilevanza italiana rischia di avere ripercussioni negative anche per l’Europa. Non si può certo chiedere alla Germania di occuparsi del Mediterraneo, teoricamente di interesse del governo di Roma. Invece Roma non conta nulla ed Erdogan si può espandere senza difficoltà. Giggino è costretto a pietire la benevolenza di Ankara – nonostante gli insulti di Draghi nei confronti di Erdogan – e non può essere altrimenti dal momento che l’Italia è riuscita a rovinare i rapporti anche con l’Egitto, rivale della Turchia. I meravigliosi risultati del governo dei tecnici e degli esperti.
1 commento
Questo articolo evidenzia alcuni problemi che il governo Italiano non è capace di risolvere, per la mancanza di competenza, non avendo una chiara visione sulle prospettive future.
Abbiamo un GIGGINO che non sa nulla di diplomazia e non riesce ad attuare una politica seria, che sia in grado di valutare le giuste alleanze internazionali.