Le casette realizzate, poche e in ritardo, per i terremotati del Centro Italia non sono antismiche. È bastata una scossa di medio-basso livello per rendersene conto. Così come tra un mese ci si potrà rendere conto che nulla è stato fatto per mettere in sicurezza i fiumi, le montagne, le pianure, le città
L’inverno è stato ricco di neve e se le temperature dovessero alzarsi all’improvviso, e di tanto, lo scioglimento sarebbe estremamente rapido.
Così passeremo dall’allarme siccità dello scorso anno all’emergenza alluvione dei prossimi mesi. L’unica speranza è che la primavera non arrivi all’improvviso, favorendo uno scioglimento lento delle nevi.
Eppure la neve è stata solo abbondante, non ci sono state precipitazioni eccezionali. Ma il disastro dell’ambiente italiano è ormai conclamato, la manutenzione non si fa più perché costa.
Già, quanto costa? Immensamente meno di quanto potranno costare gli interventi per riparare eventuali danni.
Senza considerare i costi umani, qualora ci fossero delle vittime. Ma nessuno provvede. Il massimo della prevenzione è la preparazione dei servizi giornalistici nel caso di alluvioni, esondazioni. Tutti già pronti per i collegamenti dall’argine del Po al ponte della Becca.
Nel frattempo qualcuno ha provveduto a ripulire gli alvei dei fiumi? Gli argini?
No, costa troppo e le risorse non ci sono. Servono per altri interventi meno utili e urgenti ma sicuramente corretti politicamente.
Piuttosto di ripulire un argine, con un investimento ridotto e senza grancassa mediatica, si preferisce puntare su un disastro con ministri e sindaci che si fanno una passeggiata, accompagnati da giornalisti e telecamere, tra parenti delle vittime e gente senza casa. Meglio dedicarsi a false promesse di ricostruzioni piuttosto di lavorare in silenzio per mettere in sicurezza terreni e fiumi.
Si cementifica tutto e poi ci si stupisce se il terreno non assorbe la pioggia. Ma il cemento porta oneri di urbanizzazione e i Comuni ormai fanno cassa con tutto. Aumentano a dismisura le multe che dovrebbero essere utilizzate per interventi sulla sicurezza e invece servono a tutt’altro, mentre aumentano le buche che sono un pericolo reale, ben più di un parcheggio in sosta vietata. Ma non basta ancora per saziare la fogna senza fine della voracità pubblica che spreca in ogni modo ma non investe mai in qualcosa di utile.
E allora non resta che alzare gli occhi al cielo e sperare che lo stellone provveda a sostituire l’incapacità delle amministrazioni pubbliche.