Le campane suonano a stormo. È un suono allegro, in questa livida alba di gennaio.
Mattina dell’Epifania. Che, come si usa dire, tutte le feste spazza via. Si torna al tempo ordinario. Almeno secondo la liturgia cattolica. Alla vita di tutti i giorni. Che, per lo più, è grigia, monotona. Atona.
Però, anche se spesso ce ne dimentichiamo, dall’Epifania ha principio il Carnevale. Che, certo, tutto è , e può essere, meno che festa religiosa. Tant’è che la Chiesa si è sempre dovuta adattare, accettando questa festa pagana, perchè troppo radicata nelle anime dei popoli. Lo ha deprecato, tollerato…per lo più finto di ignorare, in attesa di riprendere il controllo con la Quaresima. Semel in anno licet insanire. E questo, un tempo, lo si sapeva bene. Ogni tanto è necessario allentare il guinzaglio. Altrimenti anche il più docile dei botoli morde il padrone.
Questo un tempo, naturalmente. Oggi le cose sono assai diverse. Perchè il Carnevale non c’è (quasi) più. O perchè è ormai Carnevale tutto l’anno. Un colossale carnevale perenne. E, soprattutto, inconscio.
Ora qualcuno si aspetterà che mi metta a fare il vecchio bacchettone, deprecando abiti e costumi dei giovani, e magari stigmatizzando certi gruppi musicali che impazzano sui Media…ma resterà deluso. Anche perchè di questo, e delle polemiche su temi come LGBT e simili, ad essere schietto…non me ne può fregá de meno. Punto e a capo .
Quello che mi dà la sensazione del perenne, anche se triste, Carnevale, sono…le maschere. Ma non le maschere carnascialesche, e neppure quelle, ridicole e alquanto squallide, degli ultimi, strenui zeloti di Speranza e del Covid. Io, qui, sto parlando delle…maschere nude. Per rubare, ancora una volta, dal sacco del professor Pirandello…
Le maschere nude sono, naturalmente, i volti. O meglio, le facce. Espressione che viene dal latino tardo, e indica ciò che appare. Ciò che mostriamo.
E ciò che mostriamo è, appunto, una maschera. Perchè, per lo più, il nostro vivere sociale si fonda sulla ipocrisia. E l’ipocritès, nel teatro greco è, appunto, l’attore. Che sempre e comunque una maschera deve indossare. Tragica o comica che sia.
Lo sperimentiamo quotidianamente. Si va dalle, plateali, manifesrazioni di cordoglio alla morte di Benedetto XVI, da parte di Chi (maiuscola voluta) vorrebbe ballare la rumba per la contentezza…sino a giungere, al livello più basso, alla coppia felice. Che ostenta il proprio grande amore. In realtà si riempiono di corna a vicenda. E il bello è che ne sono entrambi consapevoli. Ma fingono di non sapere. Perchè si sentirebbero socialmente obbligati a…reagire. E questo sarebbe…scomodo. Meglio fingere, dunque. Sempre. Sino al punto di convincere se stessi che la menzogna è verità. Che è, poi, il punto di non ritorno.
Quando, ormai, Astarotte si frega le mani tutto contento.
E si prepara a farvi festa…
Chi è Astarotte? Discorso troppo lungo…un giorno o l’altro Ve lo racconterò. Forse…