Non ci fossero stati 140 morti, ci sarebbe da ridere leggendo le conclusioni della commissione sulla tragedia della Moby Prince, a Livorno nell’aprile del 1991. Più di 30 anni per arrivare a sostenere che la responsabilità del disastro era di una terza nave misteriosa che avrebbe obbligato la Moby Prince ad una manovra improvvisa e fatale. Ovviamente, come in tutte le vicende di questo Paese di pagliacci e maggiordomi, non si sa quale fosse la misteriosa terza nave. E considerando l’abituale servilismo italiano, qualche idea sulla nazionalità dei responsabili ce la si può fare.
D’altronde, a distanza di 42 anni dalla strage di Ustica, non si è voluto far chiarezza sui colpevoli per gli 81 morti. Perché, guarda caso, i colpevoli sono – come quasi sempre – i nostri meravigliosi “alleati”. Dunque non bisogna dir nulla, bisogna insabbiare, distruggere provere. E chi sa troppo ha strani incidenti mortali. Ma non bisogna parlarne, le morti sospette sono solo quelle degli oligarchi putiniani. Guai a pensare che ci siano dubbi sullo strano suicidio al Montepaschi di Siena.
Ed allora è normale che una nave (non un pedalò) svanisca nel nulla. Che non risulti la sua presenza in porto, che nessuno l’abbia vista. Il vascello fantasma. I misteri italiani devono restare tali. Per non infastidire gli alleati. Che in ogni occasione dimostrano di essere i padroni. Bisogna far dimenticare l’aereo Argo, bisogna far dimenticare il Cermis. Gli alleati sono bravi e belli ed i parenti delle vittime non rompano le scatole. Come non devono rompere le scatole i parenti delle migliaia di morti per amianto. Non si toccano gli imprenditori stranieri, di Paesi immancabilmente alleati, anche perché in questo caso bisognerebbe toccare anche i colleghi italiani. Dunque i morti per amianto si sono suicidati o sono stati sfortunati.
Però questo è anche un Paese di grandi comici. Quelli che sono sempre pronti a dichiarare che la giustizia è uguale per tutti. Chissà quante risate si fanno i parenti delle vittime degli alleati..