Il servilismo ottuso nei confronti dei potenti si è trasformato nel servilismo ancora più ottuso nei confronti di chi si presenta come scienziato, come esperto, come star. Una peculiarità che diventa sempre più italiana. Almeno una caratteristica per cui primeggiare l’abbiamo conservata. Persino nella perfida Albione, nonostante l’abitudine ad ossequiare re e regine, il concetto di libertà di pensiero e di giudizio è immensamente più rispettato.

The Spectator, ad esempio, ha messo sotto accusa le orrende costruzioni realizzate dalle archistar nazionali e straniere. È vero che anche il principe Carlo ha più volte criticato il desiderio degli architetti di distruggere ciò che è bello e creare l’orrendo per essere notati. Ma, immancabilmente, la casta dei nemici del buon gusto ha fatto trapelare il proprio fastidio per queste intromissioni da parte di chi non ha la qualifica di esperto.
Qualche architetto di chiara fama e di pessime realizzazioni l’ha anche dichiarato esplicitamente: i sudditi non hanno il diritto di giudicare le realizzazioni della casta degli architetti. Peccato che i sudditi siano obbligati a convivere con edifici che deturpano il paesaggio urbano ed extraurbano. Sono obbligati a vedere quotidianamente gli orrori sorti di fronte a casa, lungo il percorso per andare al lavoro, nel tragitto per andare ad incontrare gli amici.

Peggio per loro. Gli architetti decidono ed i sudditi si arrangino. In effetti i vincitori sono proprio i creatori dei mostri. Però ai sudditi è rimasta la possibilità di lamentarsi, di protestare. Inutilmente, visti i risultati. E le archistar si offendono comunque, si sentono incomprese. Osservano le proprie schifezze e sentono che il mondo è ingiusto perché non celebra il loro trionfo.
Eppure basterebbe trasferirsi in Italia. Dove i servi sono abituati a battere le mani ogni volta che l’archistar, che il cantante famoso, che l’influencer di turno, che lo scrittore plagiatore aprono la bocca per comunicare il Verbo al mondo intero. Siamo sempre fermi al Nerone di Petrolini? No siamo peggiorati, e di molto. Ancora pochi anni orsono, di fronte alle proteste dei torinesi per la pessima trasformazione di una piazza, l’allora sindaco Sergio Chiamparino ammise che i torinesi avevano ragione, che la piazza era brutta ma che, col tempo, ci si sarebbe abituati. Cambiarla, ovviamente, manco a parlarne.

Ora, invece, di fronte alle sacrosante proteste scatta immancabilmente la reazione degli esperti di regime: noi sappiamo cosa fare e voi che non siete esperti dovete tacere. Assomiglia tanto a “Io sono io e voi non siete un c…” del Marchese del Grillo. E così squallidi e costosissimi scatoloni vengono spacciati per grattacieli innovativi ricchi di creatività. Orrende costruzioni che rovinano scorci rinascimentali diventano opere di ingegno senza precedenti.
Esiste una caratteristica che accomuna i distruttori del bello in Inghilterra ed in Italia: sono tutti radical chic, appartengono tutti alla gauche caviar che odia i rispettivi popoli. Ma a Londra finisce lì, in Italia arriverà un nuovo Ddl che prevederà il carcere per chi oserà criticare le archistar di regime.