“Il centrodestra non c’è più”, proclama Giorgia Meloni dall’interno del Grande raccordo anulare di Roma. Dunque, se le parole avessero un briciolo di rapporto con la realtà, dovremmo attenderci in tempi brevissimi l’uscita delle delegazioni meloniane dalla giunta regionale della Liguria e dalla maggioranza del comune di Venezia, per rimarcare la rottura con i traditori Toti e Brugnaro. E poi toccherebbe alla Regione Piemonte, guidata da Alberto Cirio esponente di Forza Italia, ossia del partito che ha orchestrato il tradimento.
Una crisi politica accompagnata da una campagna acquisti condotta da Fdi in tutta la regione subalpina. E se la campagna acquisti avesse successo anche tra i consiglieri regionali, la caduta del governo piemontese sarebbe inevitabile. Con un ritorno alle urne.
Ovviamente non succederà. La rabbia per l’incapacità di Salvini e per il tradimento di Berlusconi e cespugli verrà stemperata con una vicepresidenza in consiglio regionale, a danno di Forza Italia ed a vantaggio dei meloniani. E con un rafforzamento delle deleghe per un assessore di Fdi.
Così, improvvisamente, il centrodestra che non c’è più tornerà ad esistere. Almeno laddove la spartizione delle poltrone può risolvere tutti i contrasti. Una rifondazione, annunciata da Meloni, basata su un rinnovato manuale Cencelli. Ci si insulta, ci si minaccia di rotture definitive, si promettono rivoluzioni ed alleanze differenti, ma poi ci si ritrova a sistemare le caselle del potere, ad individuare nuovi strapuntini per accontentare tutti. Nel nome della governabilità e del senso di responsabilità, ça va sans dire. Mica per interessi personali o di schieramenti. Honny soit qui mal y pense.
E la rifondazione? E la morte dichiarata del centrodestra? Slogan perfetti per iniziare la nuova campagna elettorale che porterà alle elezioni politiche del prossimo anno, Mattarella permettendo. Una campagna elettorale che approfitterà delle difficoltà della Lega dopo il disastro del Quirinale, e che punterà a sottolineare le distanze da Forza Italia sempre più renziana. Ma non così tanto renziana da non permettere di restare insieme in Piemonte, in Liguria, a Venezia. Dove c’è poltrona c’è casa.. Sperando che Barilla non rivendichi il copyright dello slogan.