Ci siamo. È arrivata la stagione in cui, questa domanda, diventa di prammatica. Obbligatoria.
“Dove vai in vacanza?”.
Te lo chiede il negoziante mentre compri prosciutto e formaggio. Te lo chiede la, sorridente, cassiera del bar, quando bevi il caffè la mattina. Te lo chiede l’amico che non senti da un decennio, e che ti telefona all’improvviso, perché gli serve qualcosa, perché ha nostalgia del passato…o forse semplicemente perché, in questa assolata domenica di giugno, si sente… solo.
Una domanda banale. Di quelle che i prof., negli ultimi giorni di scuola, quando hanno meno voglia di fare lezione dei loro allevi, pongono alle classi:
E dove andrete in vacanza, ragazzi?
O che la studentessa dagli occhi maliziosi pone al prof. per evitare l’estrema lezione pallosa su Dante o Montale…
“E lei, prof., dove andrà di bello in vacanza?”
Ogni volta questa domanda mi dà un, forte, senso di fastidio. Perché presuppone che tu condivida una sorta di comune entusiasmo per le, cosiddette, vacanze. E i loro rituali. E che tu abbia le possibilità, di tempo e di soldi, per permettertele.
E ogni volta mi viene in mente un vecchio (ormai) film con Abatantuono. Che si barrica in cantina con tutta la famiglia. Fingendo di essere partiti per luoghi favolosi. Mete da sogno, che però non possono permettersi. Ma…è una questione di prestigio. Di status sociale. Non si può perdere la faccia di fronte al mondo.
È un rito, a pensarci, abbastanza recente. Un sottoprodotto della cultura di massa. Perché, un tempo, non lontano, luglio e agosto erano mesi come tutti gli altri. Solo più caldi e afosi. E la vita scorreva sui suoi soliti binari.
D’altro canto, in una cultura agricola, la vacanza, ovvero il vuoto, il non fare nulla, non poteva esistere. I campi richiedono cura costante, ancorché diversificata a seconda delle stagioni. E le mucche vanno munte anche a Ferragosto.
Certo, le élite, le aristocrazie, avevano altre possibilità. Nel 700 andavano in Villa. Ed avevano il problema di come ingannare il tempo. Goldoni ce ne ha lasciato uno straordinario – e sotto sotto, ironico – ritratto nella Trilogia della Villeggiatura. Un capolavoro. Ancorché di non facile rappresentazione. E ancor più difficile da comprendere.
I patrizii romani furono forse i primi a trascorrere i mesi caldi in Villa. D’altro canto il clima estivo di Roma non è dei più salutari. E allora si ritiravano sulle coste della Campania. O su una delle isole, come Tiberio a Capri. Che, però, non aveva certo il problema di riempire il vuoto, tra una festa e un’orgia. Come ci racconta quel vecchio pettegolo di Svetonio…
E non distante da qui, sulla strada per Tivoli, c’è la, famosa, Riva dei Poeti Augustei. Un luogo ameno sul declivio collinare, nelle vicinanze dell’Aniene. Alcuni capolavori della poesia latina sembra siano nati proprio qui… Una vacanza, forse. Ma operosa.
Per inciso, da quelle parti pare si fosse fatto costruire una villa anche Giulio Andreotti. Uomo di ottima cultura classica. Quando i politici leggevano, e non andavano a farsi fare i selfie su yacht di danarosi “amici”. Altro stile…
Comunque era roba per pochi. Davvero pochi.
Poi sono arrivate le grandi fabbriche. Le lotte sindacali. I diritti dei lavoratori… E tra questi, quello di usufruire delle ferie. Quasi sempre in estate. Quasi sempre in agosto. Grande conquista, certo. Anche se ho sempre avuto il sospetto che la chiusura delle fabbriche in agosto – che permetteva ad un fiume di operai ed impiegati di riversarsi verso mare e monti – non fosse una generosa concessione ai lavoratori. Rispondesse, piuttosto, ad esigenze puramente industriali e di produzione.
Tradotto. Ad Agnelli non importava che i metalmeccanici potessero abbronzarsi sulle spiagge più popolari. Doveva dare respiro alla catena di montaggio. Ed evitare il surplus di produzione in una stagione in cui, dati alla mano, calavano le vendite.
Ma ora siamo al grande Reset. Quello progettato, da molto tempo, nell’amena località di Davos. E da un gruppo di, sorridenti, filantropi che nessuno ha mai investito dei poteri che si arrogano. Ma questa, come si suol dire, è la democrazia occidentale. Il migliore dei mondi possibili. Per i Panglosse dei nostri media…
E poi c’è stato il Covid. E c’è la guerra in Ucraina… Vuoi essere così egoista da andare una settimana a Jesolo, mentre si combatte per la libertà contro il Mostro? Così almeno sentenzia l’intellettuale alla moda. Dalla sua sdraio a Capalbio…prenotata per tutta la stagione.
La pacchia è finita. La vacanza è finita. Non è più necessaria alla produzione. Anzi, va contro le linee della nuova finanza globale. Non ce ne rendiamo ancora davvero pienamente conto… Ma è così, e ci dovremo abituare
Dove va in vacanza professore?
Mi chiede Natale il Matriciano, mentre affetta il prosciutto
Da nessuna parte. Io, in vacanza,… mi annoio.
Mi guarda, per un momento, sospendendo il sapiente lavoro di coltello. Poi
Allora siamo in due …