Giovanni Orsina, editorialista di punta de La Stampa, nonché professore ordinario di Storia Contemporanea alla LUISS, è uno che la sa lunga.
In un articolo in prima pagina di lunedì 31 maggio dal titolo sibillino “La Destra italiana in crisi di crescita”, egli non fa seguito al titolo canagliesco ma, dopo aver constatato che Berlusconi ha fatto il suo tempo e che Salvini ha sostanzialmente fallito nel suo tentativo di ergersi a leader dei moderati contrari al governo delle sole sinistre, trae delle conclusioni che possono sembrare ovvie.
“È sempre più evidente – conclude Orsina – che il governo Draghi non è un governo di emergenza. Ha preso, sta prendendo e prenderà decisioni che condizioneranno il Paese per anni se non decenni, e Draghi stesso, in una forma o nell’ altra, non potrà uscire di scena tanto presto. O le forze politiche cominciano ad adeguarsi a questo possibile futuro, o rischiano di non toccare palla per parecchio tempo”.
Con buona pace di coloro che credevano, e continuano a pensare, che l’attuale governo e l’attuale maggioranza abbiano lo scopo esclusivo di traghettare l’Italia fuori dall’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia di Covid.
A ben guardare si tratta di una previsione piuttosto facile. Tra due mesi, e più precisamente a partire dal mese di agosto, comincerà il Semestre Bianco, vale a dire gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica durante il quale le Camere non possono essere sciolte. Poi, a partire da febbraio 2022, tutta l’attività parlamentare sarà bloccata per consentire l’elezione del nuovo presidente. E visto che difficilmente potrà essere Mario Draghi, così come si vocifera ormai da tempo, individuare un candidato ed eleggerlo non sarà né facile né veloce. E non potrà essere Draghi per il semplice fatto che, in tal caso, dovrebbe dare le dimissioni da Primo Ministro aprendo una crisi di governo al buio che nessuno, neppure le opposizioni, sarebbero favorevoli ad accettare.
Il che farà slittare, inevitabilmente, la data delle nuove elezioni alla scadenza naturale dell’attuale legislatura, la diciottesima, che è fissata per la primavera del 2023.
In pratica l’unica occasione per tastare il polso dell’elettorato italiano coinciderà con le prossime elezioni amministrative di ottobre. Precisamente in quale data non è ancora dato sapere. Al momento si sa soltanto che dovranno svolgersi tra il 15 settembre e il 15 ottobre. Ma il fatto che a quattro mesi e mezzo dalla prima data utile nulla sia ancora stato deciso, ha fatto sospettare che il Governo pensi ad un ulteriore rinvio, avanzando la scusa – o sperando – che l’epidemia possa avere una terza impennata.
L’enfasi con cui si parla di un rialzo dei casi positivi in Gran Bretagna dovuto, a quanto si dice, alla variante indiana, fa riflettere.